"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10, maggio 2005



 

Paul Valéry

 

 

Il cimitero marino (2)

 

Cura e traduzione di Fiornando Gabbrielli


Sai tu, falso recluso del fogliame,

Golfo, che mangi queste grate grame,

Segreti lampi, sui miei occhi chiusi,

Che corpo mi trascina alla sua fine oziosa,

Quale fronte l’attira a questa terra ossosa?  [a]

Una scintilla, in lei, pensa ai miei assenti.

 

Sacro recinto a un fuoco che non brucia,

Scheggia terrestre offerta alla luce,

Questo luogo mi piace, irto di fiaccole,

Composto d’oro, pietra, alberi scuri,

Tanto di marmo trema su tante ombre;

E il mar che dorme, sopra le mie tombe!

 

Splendido cane,  scaccia l’idolatra!

Quando, pastore lieto e solitario,

Pascolo i miei montoni misteriosi,

Il bianco gregge di tranquille tombe,

Tieni a bada le pavide colombe,

I sogni vani, gli angeli curiosi!

 

Venuto qui, l’avvenire è pigrezza.

L’insetto netto gratta la secchezza.

Tutto è bruciato, sfatto, a non so quale

Severa essenza ammesso, su nell’aria...

La vita è vasta, ebbra com’è d’assenza,

La mente chiara, e dolce l’amarezza.

 

Son ben nascosti i morti in questa terra

Che li riscalda e asciuga il lor mistero.

Mezzogiorno, lassù, non si dà pena:

In sé si pensa e si confà a se stesso...

Testa completa e perfetto diadema,

Io sono in te il segreto cambiamento.

 

Non hai che me di fronte ai tuoi timori!

I miei ritegni, i dubbi, i pentimenti

Sono il difetto del tuo gran diamante...

Ma nella loro notte, sotto i marmi,

Un popolo indistinto alle radici

Degli alberi è schierato già con te.

 

Si sono sciolti in una spessa assenza,

L’argilla rossa bevve il bianco aspetto,

Nei fiori trapassò il dono di vivere!

Ma dove son le frasi familiari,

Le anime, gli ingegni personali?

La larva fila dove furon pianti.

 

I gridi delle donne accarezzate,

Gli occhi, i denti, le palpebre bagnate,

II vago seno che scherza col fuoco,

II sangue acceso in labbra che s’arrendono,

Le dita, i doni estremi che difendono,

Tutto va sottoterra e torna in gioco!

 

E tu, grand’anima, in un sogno speri

Senza più quei colori menzogneri,

Che fanno qui, a questi occhi, l’onda e l’oro?

Canterai quando sarai vaporosa?

Breve è il dì! La presenza mia è porosa,

E la santa impazienza, anch’essa muore!

 

Sais-tu, fausse captive des feuillages, [1]

Golfe mangeur de ces maigres grillages,[2]

Sur mes yeux clos, secrets éblouissants,

Quel corps me traine à sa fin paresseuse,

Quel front l’attire à cette terre osseuse?

Une étincelle y pense à mes absents. [3]

 

Fermé, sacré, plein d’un feu sans matière,

Fragment terrestre offert à la lumière, 

Ce lieu me plait, dominé de flambeaux,

Composé d’or, de pierre et d’arbres sombres,

Ou tant de marbre est tremblant sur tant d’ombres;

La mer fidèle y dort sur mes tombeaux!

 

Chienne splendide, écarte l’idolâtre!

Quand solitaire au sourire de pâtre,

Je pais longtemps, moutons mystérieux,

Le blanc troupeau de mes tranquilles tombes,

Eloignes-en les prudentes colombes,

Les songes vains, les anges curieux!

 

Ici venu, l’avenir est paresse.

L’insecte net gratte la sécheresse;

Tout est brûlé, défait, reçu dans l’air

A je ne sais quelle sévère essence... [4]

La vie est vaste, étant ivre d’absence

Et l’amertume est douce, et l’esprit clair.

 

Les morts cachés sont bien dans cette terre

Qui les rechauffe et sèche leur mystère.

Midi là-haut, Midi sans mouvement

En soi se pense et convient à soi-même...

Tête complète et parfait diadème

Je suis en toi le secret changement.

 

Tu n’as que moi pour contenir tes craintes![5]

Mes repentirs, mes doutes, mes contraintes

Sont le défaut de ton grand diamant...

Mais dans leur nuit toute lourde de marbres

Un peuple vague aux racines des arbres [6]

A pris déjà ton parti lentement.

 

Ils ont fondu dans une absence épaisse

L’argile rouge a bu la blanche espèce,

Le don de vivre a passé dans les fleurs!

Où sont des morts les phrases familières,

L’art personnel, les âmes singulières?

La larve file où se formaient des pleurs.

 

Les cris aigus des filles chatouillées

Les yeux, les dents, les paupières mouillées,

Le sein charmant qui joue avec le feu,

Le sang qui brille aux lèvres qui se rendent,

Les derniers dons, les doigts qui les défendent,

Tout va sous terre et rentre dans le jeu! [7]

 

Et vous, grande âme, espérez-vous un songe

Qui n’aura plus ces couleurs de mensonge

Qu’aux yeux de chair l’onde et l’or font ici? [8]

Chanterez-vous quand serez vaporeuse?

Allez! Tout fuit! Ma présence est poreuse,

La sainte impatience meurt aussi! [9]


 

[a] Noterà il lettore qua e là versi anomali: li ho preferiti a contorsioni e arcaismi: mica è Omero il buon Valéry.

 


[1] Captive, prigioniera, come poi Chienne, cagna, dato che mer, mare, è femminile in francese.

[2] Grillages potrebbe essere la ringhiera di protezione, o il cancello. Ulteriori metamorfosi del mare: passivo prigioniero delle fronde, o aggressivo divoratore di grate.

[3] Considero secrets éblouissants anticipazione di corps e front, non predicato di yeux. Il corpo, e la fronte (il pensiero), lo attirano a un abbandono mistico, alla riunione coi cari assenti: una scintilla personale, nell’abbacinante visione del Tutto.  

[4] Recevoir (quelqu’un) à,  ricevere, accogliere, ammettere qualcuno (alla propria presenza, a tavola, a un circolo, ecc.)

[5] Non i timori che ha, ma che incute il “Tu”, la fifa del trascendente.

[6] Vague vale incerto, vago, ma anche vuoto, abbandonato: terrain vague è un terreno incolto.  Non è che il popolo dei morti vada vagando fra le radici: è già diventato parte di  quel Tu.

[7] Quadretto erotico, à la Boucher (quanto più brivido in Fet:Fin quando questo mio petto terreno / Sia pure con affanno avrà un respiro,/ Tutto il fremito d’una vita giovane / Per tutte le mie membra apparirà./ Poi, obbedienti al sole, muoveranno / Le radici sul fondo della fossa:/ Là, nella morte, cercheranno forza / D’andare incontro al dì di primavera.)

[8] L’ambizione all’immortalità, di cui all’epigrafe pindarica.

[9] Impatience, di dare fondo alla misura del fattibile.

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