"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9 dicembre 2004

 

 

             Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura


 

 

 2. Anatomie 

 

 

 


 

La sala è lugubre

dal negro tetto

discende l’alba,

che si riverbera

sul freddo letto

con luce scialba

(A. BOITO, Lezione di anatomia)

 

 

 

A parte la frase micidiale del Semmelweis (il coltello che interroga il cadavere), il dottor Destouches, in arte Céline, non scrive di anatomia. Nella biografia di Philippe Alméras che già da studente era “poco interessato alla dissezione umana, ai lavori pratici, all’aspetto manuale, artigianale della medicina, lo studente Destouches è più incline all’astratto, allo speculativo, pur se a fini concreti. Libera la fantasia a seconda delle osservazioni: uno sciroppo di lumaca per i tisici?…” (Ph. Alméras, Céline).

 

Tutt’un’altro peso, da reduce di mille dissezioni, nel dottor Benn, che subito all’esordiio la mette sul pesante: “Tu non hai mai tenuto in mano un cervello umano, vero?...” (G. BENN, Sotto la corteccia cerebrale, in “Adelphiana”, n. 3).

 

La consuetudine coi corpi sezionati per il Benn scrittore essenziale è : in Cervelli, leggi che il giovane medico Rönne, solo dopo aver fatto “ molta dissezione” si ritrova istigato alla scrittura: “Voglio comprarmi carta e matita; ora voglio annotare più che posso perché tutto non continui a scorrere via” (Ibid.)...

 

Né più né meno di quanto accadde a Benn direttamente. In Doppia vita leggi infatti che quando scrisse Morgue, la prima fondamentale raccolta di poesie, aveva frequentato da poco “un corso di dissezione all’ospedale di Moabit”.

Proprio tra le poesie di Morgue, è celebre Kleine Aster (1912), dove trovi la dissezione del cadavere di un camionista, e il poeta anatomista che gli pianta il piccolo fiore tra i denti. 

 

Dunque: non si scrive invece di dissettare, ma proprio perché ci si è intrattenuti a lungo a interrogare cadaveri. - Che anatomia e letteratura parlino la stessa lingua , era già una convinzione di Cečhov, qui sorprendentemente pre-bulgakoviano:

 

hanno la medesima nobile origine, i medesimi scopi, il medesimo nemico – il diavolo – e non hanno alcun motivo di farsi la guerra. (...) Se un uomo conosce la teoria della circolazione del sangue, è ricco...

(Lettera a Aleksèj S. Suvòrin, 15 maggio 1889).

 

La prova del bene dell’anatomia per uno scrittore pare trovi una sua nuova evidenza proprio in Bulgakov: nella sperduta Nikol’skoe del distretto di Smolensk, il giovane medico dovette trovare in sé “l’assoluto controllo della propria emotività che gli permetteva di manovrare gli strumenti chirurgici con gesti pacati e sicuri nelle situazioni più sconvolgenti”; stessi atteggiamenti e stesso stile – notare le metafore - “quando usa la penna da grande dissezionatore del fatto da rappresentare, da grande anatomista del dettaglio” (INTR. Di Milli Martinelli a M. BULGAKOV, Racconti di un giovane medico)

 

Bulgakov, caso raro, abbandonerà la professione per fare solo lo scrittore. Intanto distilla dall’esperienza racconti di Nikol’skoe racconti da anatomista: tanto freddi “che stenteresti a riconoscere, nel loro autore, l’autore del Maestro e Margherita(Ibid.).

 


 

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