ù

"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                                       


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

 


 

 

5. Kafka 

 

 


 

 

“Dal medico pretendono sempre l’impossibile. La vecchia

 fede l’hanno perduta; il parroco se ne sta a casa…” 

(F. KAFKA, Il medico di campagna)

 

Mettere insieme, come in queste costellazioni, tanti medici, funzionerà come la prova – immortale Carosello! - del Bianco più Bianco?: tovaglie a prima vista tutte linde, vengono ingrigite di colpo dall’irrompere abbagliante di quella lavata dal detersivo più divino!

Si sa che per l’infinito basta una pagina di Kafka, ma tanto più qui Il  medico di campagna toglie la parola, allarga pupille e sospende il fiato!

Se “Letteratura” è tutto ciò che eccede riassunto e interpretazione del plot (Manganelli), Kafka, l’irriasumibile, è Letteratura fino alla vertigine. - Non c’è che da leggere e rileggere, infinitamente: trattenuti tra misteri nati per non essere risolti (Mallarmé)

La spirale di paradossi di queste cinque pagine – mai una tregua, mai un fatto che si rapprenda  nella solida ovvietà di cui abbiamo tanto bisogno per sopravviverci! – hanno la forza ironica e crudele di ciò che sa farsi solo guardare.

Così, abbandonati da ogni pietosa decifrazione, ci si chiede perfino se sia forse tutto qui il mistero - il Sacro? - de “la” Medicina… Chissà. 

Intanto: qui, come per l’inconscio, il mito e il Sacro, non serve a niente il lineare e binario Aristotele.

Il medico, adeguata inadeguatezza, non salva molto. Come una vittima sacrificale, viene denudato e messo a contatto con la piaga del malato: come se dovesse farsi sua sindone, e assorbirne il male eccedente? - Da questa vicinanza irritante per il malato (“Invece di aiutarmi rendi più angusto il mio letto di morte. Ti caverò gli occhi.”), il medico solo parla, laconico e generico come un qualunque dottor Bovary (“la tua ferita non è così grave”). Quella parola  il malato “la prese, e si acquietò”.

Il malato è vicino e lontano, vuole morire ed essere salvato, è stanco di vivere, supplichevole, arrogante. La famiglia – ma poi il villaggio intero – assiste alla visita sperando che una malattia esista, e che il medico la guarisca. Se fallisse, il medico potrebbe essere ucciso. La malattia, che all’inizio non appare, è una ferita che il malato ha da sempre.

Ora è almeno certo che la ferita ha il suo destino, come  il medico il suo: a ognuno la sua perdizione?

“Esposto al gelo di quest’epoca sciagurata, con una carrozza terrena, con cavalli non terreni”, il medico si perde nell’irrimediabile, senza che “nessuno nell’inquieta plebe dei pazienti muova un dito”. 

*°*

 

Sul Medico di campagna, vedi anche, nel n. 3 del compagno segreto Kafka Comix:

http://www.compagnosegreto.it/NUMERO3/libro9.htm


 

 torna a  

 

torna su