"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura 

 


 

 

16. S. S. S.

(e cioè: Shelley, Stoker e Stevenson”, o: Secol Superbo e Sciocco”)

 

 

 


 

 

“Noi abbiamo imparato a credere”
(dott. Van Helsing in: B. STOKER, Dracula)

 

 

Dal nostro tempo sfatato e isterico, che adolescenza da indaffarato maschiaccio in carriera ci appare sempre più l’Ottocento!

Come un già troppo ormonico ragazzaccio pascoliano, anche la Medicina, questa figlia gloriosa del “Secolo superbo e sciocco” (G. Leopardi), si lascia alle spalle con schifo definitivo quell’universo in realtà ben complicato che con fare spiccio si ridusse a “Medioevo”: vale a dire una fanciullerìa mistica e fantasmagorica in cui alchimia e chimica erano ancora sinonimi, l’astronomia faceva la serva dell’astrologia, e Galeno e Paracelso si trattavano da colleghi ancora del tutto cordiali...

 

Emancipata da questo groppo immedicabile, la nuova Medicina si precipitò sempre più a curare organi  in quanto organi, facendo a meno di ogni pur gratificante nebbiolina metafisica. - Non ci fu, così, che da curare il curabile, e cioè l’EVIDENZA delle patologie: disastri questi di tipo meccanico, proprî non di quel paradosso inafferrabile che è un CORPO (cfr. U. GALIMBERTI, Il corpo, Feltrinelli ) ma di quel meccano del tutto controllabile che è un ORGANISMO (la res extensa di Cartesio!). - L'organismo, a differenza del corpo, sarà infatti qualcosa di definibile in termini semplici e del tutto chiari, tali da far riconoscere a ogni medico in ogni vivente - ecco la luce! - nulla più di un cadavere non necessariamente morto.

 

Quanto al resto delle questioni - robette come: immortalità, anima, bene morale, senso della vita, ecc.: queste zavorre di Insolubili! - lo si lascia al placebo esausto ma sperimentato dei preti: anche se forse già in attesa inconscia d’arraffare e ridurre a controllabili minimi termini anche questo malloppo!... Promessa mantenuta all’alba del secol seguente, grazie al rasoio taglientissimo e micidiale del dottor Freud!

 

Ma torniamo a noi. 

Come sapeva perfino Verga, la corsa vertiginosa di questa nuova “epoca illuminata e scientifica” (M. SHELLEY, Frankenstein) verso i miracoli dei raggi X e della penicillina, lascia alle spalle strane figure incongrue e tragici martiri incompiuti: fu la stagione - breve - gli incauti medici paradossali, gli anatomisti prometeici, i chimici trascendentali, i febbrili alambiccatori dell’impossibile! 

Fu un fascio di Faust che credette - fino all’isteria geniale! - che la vera frontiera della nuova medicina fosse proprio l’azzurra Metafisica, la conoscenza della notturna ’Essenza delle cose!  - E dunque: tutto un cercare anima nei corpi, e vita nei cadaveri, e tracce morali nell’emoglobina! 

Certo non per loro scrisse Kant...

 

Per questi mistici del bisturi e della chimica, ben altro destino che rassegnarsi nell’angolino ascetico ed anonimo dei balzachiani medici di campagna! Quello che andava scosso alle radici era proprio “il diciannovesimo secolo scientifico, scettico e pratico” (dott. Helsing in: B. STOKER, Dracula)!

La nuova superstizione sarebbe infatti addirittura più oscurantista delle precedenti, perché, credendo solo all’EVIDENZA MATERIALE e dunque sperimentabile delle cose, non si può che finire in un lampo a “non credere in ciò che non si può spiegare” (ibid.)!

 

Ma che crollo, questo, della Medicina, fino a ieri era disposta a vendere l’anima al diavolo per una scintilla di Dio! Ritrovarsi precipitati dal tormentato empireo di Faust alla pratica insulsa del clistere e del catatere quotidiano, senza potervi porre più NULLA in mezzo!, ecco un lutto addirittura catastrofico: “Una cosa era quando i maestri della scienza miravano all’immortalità e al potere; tali intendimenti, per quanto folli, erano grandiosi; ma ora l’ambizione del ricercatore sembrava limitarsi all’annientamento di quei miraggi sui quali principalmente si fondava il mio interesse per la scienza. Mi si richiedeva di scambiare chimere di sconfinata grandezza con realtà di poco valore.” 

(M. SHELLEY, Frankenstein).

 

E qui è facile incollare, come conclusione inevitabile, lhybris di Jekyll: Fu quindi la natura esigente delle mie aspirazioni (...) a fare di me quello che divenni” (R. L. STEVENSON, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde).

 

Ma proprio Kant, come poi leggeremo nel fulmineo bignami del giovane Wittgenstein, scriveva che lo SPIEGABILE non è che la goccia umana che si separa dall’infinito incomprensibile dell’Essere! - Come allora rassegnarsi? “Siamo nel diciannovesimo secolo, estremamente moderno. Eppure, se i miei sensi non m’ingannano, i secoli antichi avevano, e hanno un certo potere che la sola “modernità” non può soffocare” (dott. Helsing in: B. STOKER, Dracula).

 

Certo, del resto, che queste mirabolanti eresie, questo inebriante precipitarsi da Icari sublimi nella stravaganza dell’invisibile, ha una fine segnata: nel fondo d’una tragedia sempre stoicamente accettata, non si potrà alla fine che riconoscere che è sempre “male sciogliere i vincoli che Dio ci impose” (R. L. STEVENSON, esergo a: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde).

 


 

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