"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 9, dicembre 2004

 


Cechov, Céline, Bulgakof, Benn: I medicamenta del dottor Scrittura

2.  La piccinina

 


Céline

 

“Avvicinanti, piccola, il signore è un collega. Come va, piccina?”

“Tossisco... mica appetito”.

“Ah! povera piccinina! Hai perduto l’appetito... Vediamo, piccolina... respira, respira bene”.

La piccola, diligentemente emette dei profondi sospiri.

“Su, non è niente! Un po’ di bronchite, qualche giorno di riposo, al caldo... To’, piccinina, prendi queste pillole tre volte al giorno, e fra otto giorni torna a farti vedere... Guarita, eh?... Il prossimo!”.

La seduta continua. Il dottore preme un pulsante. E io vedo passare: una donna sulla quarantina atrofizzata dai reumatismi; un autista di taxi che “si sente dell’aceto in gola”; un “vecchio rudere”, dice il dottore, cioè un povero sessuagenario irsuto, peloso come un muflone, che avanza zoppicando, e gira tra le dita deformate dalla gotta il berretto, di cui non si è separato entrando. Allora, capo, cosa c’è che non va?”

“Tutto”.

Il malato spiega: il dottore prescrive. Continuano le visite. I malati escono dalle tre cabine come un torno dal recinto: ma nell’arena, stavolta, c’è uno che li attende non per abbatterli, ma per rimetterli in sesto.

Ho l’impressione che il dottor Céline sia molto amato dalla sua clientela, non soltanto per la sicurezza delle diagnosi, ma per l’“affettuosità” con la quale prodiga le sue cure.”

 

(MAX DESCAVES, intervista per “Paris-Midi” del 7 dicembre 1932)

 


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