"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004

 

Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi


 

 

 


 

8.  Quando facciamo specie 

 

 

 

“Ma credete voi che i libri possano 

giovare alla specie umana?”

(Dialogo di Timandro e di Eleandro)

 

“Stolta virtù”

(Bruto minore)

 

Il tema della cattiveria inguaribile degli uomini (“diavoli in carne”, leggi nel Senofonte e Machiavello) è un altro di quelli su cui Leopardi amò spesso giocare.

 

Animali come siamo tra gli altri “quattro animaluzzi” (Il Copernico) del pianeta, proprio da questa natura avremmo dovuto imparare la via del nostro bene possibile. - E invece,  come tante Bovary dell’Essere, cucinati a puntino da un Pensiero vanaglorioso e arrogante nel crogiolo di desideri insensati, ci siamo ritrovati prigionieri della gabbia sua allucinogena, sonnambuli nel delirio d’onnipotenza che ci fa ancora credere che tutto nel mondo si riduca a nostre “masserizie” (Dialogo di un folletto e di uno gnomo)

Derl resto, senza ricavarne se non piaceri ridicoli e minimi, asfittici  già entro lo spazio di un mattino subito tornato triste.

Allo stesso tempo, i membri di questa nostra specie speciosa e catastrofica si distinguono per scarsissima solidarietà reciproca, per una diserzione pressoché permanente da ogni autentico mutuo soccorso, per uno sfiduciarsi sistematico, ipocrita e impietoso. 

 

Su questo, Leopardi si scatena spesso e volentieri, e molto se ne può leggere: oltre a certi Pensieri di furia accuratamente tranciante, vedi nelle Operette le parole sulle umane società dell’Islandese, il Dialogo di Timandro e di Eleandro, il Filippo Ottonieri, ecc. - nonché la precedente Novella: Senofonte e Machiavello del 1820.

 

Se a questo si aggiunge che per Leopardi il punto fermo e finale sulle umane società sono le parole del Bruto Minore (1821), si fa impossibile e sarcastico il discorso sulla possibilità - sempre là prima o poi toccherà tornare? - di una letteratura civile, filantropica, e insomma utile:

 

TIMANDRO: Voi siete pure obbligato come tutti gli altri uomini a procurar di giovare alla vostra specie.

ELEANDRO: Se la mia specie procura di fare il contrario a me, non veggo come mi corra cotesto obbligo che voi dite.      

(Dialogo di Timandro e di Eleandro)

 

Ma senza mai farne una questione da spadaccini o per foscoliane tiritere pedagogiche: perché il mirabolante autore di libri sa anche che le parole e gli scritti importano poco (Ibid.).

 


 

torna su

 

 

torna a