"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8 luglio 2004

 

Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi


 

 

 


 

4.  Erudizioncelle e Precocità del postmoderno

 

 

 

Avverto che le note, non dovranno esser collocate a piè di pagina, ma appiè del volume, o di ciascun volume per la sua parte. E’ vero che io altre volte ho insistito che le note si ponessero appiè di pagina; ma qui il caso diverso: esse non servono nè all’intelligenza nè ad illustrazione del testo; sono un lusso di erudizioncella, che imbarazzerebbe il lettore se si trovasse nel corso dell’opera appiè di pagina.” 

(G. LEOPARDI, Lett. a A. F. Stella del 19 1 1827). 

 

“L’erudizione rinvia a fonti letterarie e scientifiche, ma è impossibile affrontare qui il mare sterminato, d’altronde poco esplorato, delle fonti di Leopardi. Sottolineo la funzionalità non immediatamente comunicativa di gran parte dell’apparato erudito, dell’immensa folla di fonti, allusioni, citazioni, traduzioni, imitazioni, contraffazioni, falsificazioni, apocrifi e altro ancora; in molti casi rinvio erudito e null’altro che, come nei precedenti umanistici, comporta puro travestimento letterario, privo di cifre satiriche, e responsabile invece del tono ludico e parodico del testo. Che a volte non è ironico se non per questo: si pensi alla dettagliata materia erudita dell’Elogio degli uccelli e inoltre alla sua travolgente parodia della tradizione e del lessico filosofico: dall’uomo animale intellettivo e razionale, all’uomo animale risibile, fino all’ “altro effetto proprio e particolare del genere umano”, l’ubriachezza. Il fenomeno può riguardare equabilmente il pensiero e le forme espressive chiamate in causa dal ricorso a precedenti dotti e illustri. E’ il caso ad esempio, nell’Elogio, del modello Buffon, punto di riferimento sia per le nazioni ornitologiche che per la preziosità letteraria del testo, imitato per il modo immaginoso con cui “adornò la scienza con pensieri filosofici e a questi pensieri (...) applicò l’eleganza delle parole” (Zib., 2730-31) e usato come fonte; sebbene non citato, e d’altronde annegato nella forma dell’elogio burlesco, senza tuttavia essere bersaglio di frecciate polemiche o satiriche...”  

(L. CELLERINO,  Operette morali, in “Letteratura Italiana”, a cura di A. Asor Rosa, “Le opere”, vol. III) 

 


 

torna su

 

 

torna a