"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 8, luglio 2004                                           


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

L'Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi 

 


 

                2. Dante

 

 

 


 

…chi dietro a li uccellin sua vita perde…

(Purgatorio, XXIII, 3)

“Di qua, di là, di su, di giù li mena” 

(Inferno, canto V, 43)

 

Come si sa, l’Inferno vero – dopo Limbo e Ignavi – inizia con i lussuriosi: i soli dannati volanti. almeno nei casi più alti, si tratta di vittime nobili dell’equivoco catastrofico di una sola parola-clou: perché se “Amore” è, nella sua essenza pura, Dio stesso, Amore è anche l’ispirazione anonima e necessaria della poesia (quando / Amor mi spira, noto” Pg., XXIV, 52-3), come pure la passione cortese e carnale che unisce gli amanti (“Amor, ch’al cor gentil...”). 

Direbbe un nominalista alla Roscellino: ecco i destini abissalmente diversi, per il cattivo servizio di quel particolare flatus voci che è un’omonimìa (mentre i greci, già distinguendo agape da eros, almeno certi equivoci pre e post-coniugali li trovavano risolti in partenza)...

 

Ma per Dante cristiano e platonico, che invece crede alla lingua come coerente conseguenza delle cose, i passaggi tra i vari significati di Amore si configurano come il progressivo corrompersi d’una stessa luce purissima, man mano che viene rifratta attraverso i mille cristalli dell’Essere: così è Amore Dio ma, nella forma infine corrotta all’estremo di un’entropia nera e senza ritorno, Amore è anche Satana. 

Satana, si sa, è sempre scimia Dei, sua imitatio sciagurata e triviale, rispecchiamento da Dorian Gray rimosso giù nell’imo del mondo. Pure, il residuo delle ali resta a ricordarne la matrice angelica: per cui, se è “uccel divino” l’angelo fulmineo che porta le anime fino alla riva del Purgatorio, è “malvagio uccello” il diavolo Farfarello (Inf., XXII, 96), come appunto è “uccello” non solo la bianca colomba dello Spirito Santo ma Satana stesso (“tanto uccello”, Inf., XXXIV, 47), l'unico, però, che più non possa volare, inchiavaradato nel lago che le sue stesse sei ali gelano perennemente.

Lo stessa gerarchia drastica la ritroviamo se pensiamo che “alto volo” è quello a cui Beatrice prepara Dante (Pd, XV, 54), ma che “folle volo” fu quello di Ulisse verso l’isola  interdetta dell’Eden (Inf., XXVI, 125). E proprio del volo Dante fa esperienza diretta e indimenticabile per fascino e terrore già nellInferno, sulla groppa di Gerione velenoso e mefitico (Inf., XVII).

Tornando infine al punto di partenza: sarà possibile riconoscere anche nel catastrofico svolazzo dei lussuriosi almeno il blasone capovolto e stracciato d’una natura angelica?  

I peccatori che tra “talento” e “ragion” scelsero forsennatamente i turbini del primo, sono angeli - e dunque uccelli - atrocemente paradossali: “stornei” dalle ali inette per l’impeto del “fiato” della tempesta, ora si ubriacano di capriole e di bestemmie. Un maelström di aria nera e mugghiante ne fa angeli-foglie morte, lacerti di dolore centrifucati nell’inferno-inverno che ben altro, del resto, saprà riservare ai peccator peggiori.


 

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