"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero Numero 8, luglio 2004                        


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

L'Elogio degli uccelli di Giacomo Leopardi 

 


 

 

19. Medeo di Vildivâr

 

 

 


L’arte di andare per uccelli con vischio

 

O ce vitis a spelà vuitis

“”

Altro che federiciane arti venatorie, o magari Uccellagioni in libri tre, genere Antonio Tirabosco (nomen omen?), qui urge il trattatelo furlano di Medeo di Vildivâr, Amedeo Giacobini, magister piviadore: L’arte di andar per uccelli con vischio (o con rete). Una delizia: coltissima e delicata, ventaglio di buone maniere falconiere (galateo in bosco?), praticamente tutto un passeggiare di tra la flanerie trasognata e 'l frettoloso passo, compiti e svagati, per verzure lussureggianti di cocoriti sfuggenti... Et in arcadia Cip?

Sicché toni cinciallegri e giulivi, come del resto è giusto, siam qui per questo!, epperò anche qualche vena di lagrimosa maliconia: questo ridursi ad appender il retino al chiodo, stare in casa, sedentari e tristanzuoli, come incatenati alla scrivania, tra carte, ciarpe e cianfrogne, ché ormai fuori c'è più nulla, soltanto pantegane, cui dar la caccia risulta assai più utile che dilettevole… E dove sono le frasche?

 

 

Ma soprattutto un testo divertito, ammaliante, così campito di gemmazioni letterarie, divertimenti spericolati e amorosi rinvii… e tutt'un bailamme di rivisitazioni incipriate da poemetto didascalico settecentesco, Congetturar rinascimentale, aristotelicamente asservito alla Logica più stringente (…riporteremo in vita il vile Machiavelli! Majakovskij), e fitte foreste di glosse e noticine, sontuose e cruschevoli, come solo l'Arte della Svogliatura secentesca poté. Ma anche una certa dose di Zen e cavalleria templare: se l’uccellatore si sarà attenuto a questa regola non avrà che da aspettare; l’uccellatore ha da farsi egli medesimo uccello [...] solo chi saprà questo e molt’altro potrà peritarsi nell’arte nobile dell’uccellare. Il tutto per manifestare una verità alla portata d’ognuno, e perciò segreta: l'arte dell'aucupio, solenne professione: la quale per esser di spesa assai conviene a principi e gran personaggi (Agostino Gallo), è metafora d'un ben più nobile sentire. 

 

Ovverosia: chi si disponga nell’esercizio del pivuiccare, chi sappia insomma sbarazzarsi della propria ombra nel silenzio intatto dei boschi, diviene lo sposo prescelto dall’Incanto del Mondo, sorta di Ricongiunto, che finalmente alla Natura ritorna, siccome Waldgänger riconciliato col proprio destino quando siano scardinate ormai del tutto le fallacie della vita frusta e menzognera. Manualetto ornitologico o lamina iniziatica?

 

 

“Sono esseri di difficile contentatura gli uccelli. Basterà una nota stonata, un attimo di sfiducia, di fame o di noia dei richiami perché insospettiscano o invertano rotta. Bisognerà allora saperli lungamente ascoltare, amarne vita e presenza al punto di starci insieme per intere stagioni, di sentirsi, senza meraviglia, sospendere il cuore al fruscio di un’ala, alla perfezione di un volo: né si dovrà pensare ai guadagni, ché i denari fatti uccellando sono come la piuma, che un soffio di vento sperde per l’aria ed è tempo sprecato il seguirla (Amedeo Giacobini, L’arte di andar per uccelli con vischio).


 

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