"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7, maggio 2004

 


"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodskij

 

 

5.  Il Kontesto

 

 

 


La rivoluzione di Ottobre non ha potuto fare a meno di esercitare 

un'influenza sul mio lavoro, poiché mi ha tolto la "biografia" 

(Osip Mandl'stam)

 

Ma io arrivo a ogni secolo!

(Marina Cvetaeva)

 

Cos'è il Tempo? Come la noia, la fisica ci dice che “è ciò che accade quando non accade altro” (R. Feynman): ma allora se qualcosa invece accade davvero, non sarà “Tempo”!

 

Facciamo un inchino a Hegel e deduciamo, esagerazione forse saggia, un'antropologia da una fisica: il cavallo bianco di Napoleone è ciò che accade quando non accade altro.

Fosse così, sarebbe da prender per vero tutto il contrario di quanto ci spaccia il telegiornale: l'aggettivo storico sarebbe  appena la versione enfatica di mortale

Brodskij direbbe che ciò che accade quando accade qualcosa, è la bellezza; il resto, il residuo, è lo storico

 

La bellezza, fait accompli per definizione(Fondamenta degli incurabili),  è una sorpresa per sempre che col Tempo non c'entra più nulla. Certo, il Tempo assedierà la bellezza come il barbaro Samarcanda, ma tutto quanto potrà fare sarà solo distruggerla, non migliorarla: perché la bellezza continua ad accadere proprio perché è finita, perché col Tempo, come tempo della nascita e del compimento, ha chiuso. Dove c'è la bellezza “non può esserci nessun meglio(O. Mandel'stam, Sulla poesia).

 

Il bello è che la cosa vale nel macro delle ere come nel micro di ogni biografia. Chi leggesse di Brodskij solo i suoi libri, non saprebbe niente della sua leggera ostinata eroicità biografica: niente dei processi, delle condanne, delle perdite (vedi l'autore). E infattti: poiché la vera biografia di uno scrittore sta nella sua ginnastica col linguaggio” (Fuga da Bisanzio), “uno scrittore che accenna ai propri trascorsi penali – o in genere alle proprie traversie – è paragonabile a un individuo normale che si fa bello alludendo ad amicizie importanti” (Intervista a Iosif Brodskij).

 

Mirabile understatement... Al di là del quale, si accenna a un problema non da poco, e che per esempio troverebbe sulla sua posizione - due tra mille - sia uno scrittore abnorme e ctonio come Tolstoj che il cartesiano e chic Paul Valéry. - E cioè: come il canovaccio per il grande comico, la Storia non è che un pretesto. Non occorre mettersi al centro di un massacro machiavelliano per riconoscervi giusto la favola blesa scritta da un idiota: ciancia che richiede interpreti decisamente migliori del suo Autore per rilasciare un filo di senso e di bellezza. Di per sé, insomma, la Storia più che una Musa è un muso:

 

“La sofferenza acceca, assorda, devasta e spesso uccide. Osip Mandel’stam era un grande poeta prima della Rivoluzione. E così Anna Achmatova, così Marina Cvetaeva. Sarebbero diventati quello che diventarono anche se non ci fosse stato nessuno degli avvenimenti storici abbatutisi sulla Russia in questo secolo: perché erano dotati. In sostanza, il talento non ha bisogno della storia.”  

(Fuga da Bisanzio)

 

*°*

 

(Si aggiunga, ma è un altro giro nel medesimo, quella poesia di Auden - Archeologia, in Grazie, nebbia - dove si trova una delle tante cose sue che Brodskij sottoscriverebbe tutta: che  “Quella che chiamiamo Storia” è storia del Male - come in Manzoni! - mentre, come Lucia Mondella e appunto la Bellezza, “la bontà è senza tempo”).


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