"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7 maggio 2004

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky


 

 


7.  Pettegolezzi 

 

“babushka skazala...” (nonnetta diceva...)

Si dice spensieratamente “congiura!”, e il pensiero già palpita di stiletti baluginanti, crittogrammi traditori e Vanine Vanini. La sinestesia è, di fatto, talmente trainante che qualsiasi volo geometrico colma la propria corsa nel trepestio sommesso di voci arrochite dalla fellonia. 

Con “cicaleccio”, invece, col cicaleccio siamo già in un bosco (ma senza galateo!) fitto di trame cinciallegre e femminali: allegro filar di lane e vite altrui, cencini e potini aciduli sferruzzati in uggia zitellesca. Che poi un simile cortocircuito sia la classica contumelia brandita dall'immaginario collettivo, beh, è Madama l'Etimologia in persona a escluderlo, ché – d’ora in poi ognun lo sappia - le parole ispano-franc-albionie comadreo, commerage, gossip muovono tutte dalla medesima sottana: l’idea platonica d’una comare velenosetta (god-sib, comadre, commater) per ore intenta a ricamar ciacole, ceti, potins, can-can, rumeurs, e persino ghignanti ragots. 

Il tutto perché una pulsione è una pulsione è una pulsione, e “chi ha obbedito alla natura trasmettendo un pettegolezzo, prova il sollievo esplosivo che accompagna il soddisfacimento di un bisogno primario” (Primo Levi, Del pettegolezzo). Se poi si pensa che la chiacchiera (non già l’amabile conversare) consente di “comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere [...] diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di incerto” (M. Heidegger, Essere e Tempo), beh, al solito Brodskij aveva colto nel segno, smerigliando lo spigolo opaco della Verità: Amare la metafisica e i pettegolezzi. Che poi, volendo, en principe sono la stessa cosa (Dovlatov, Brodskij et les autres).

E se la propensione all’usolar dietro gli usci altrui fosse dettata dal Genius Loci? Non è forse Venezia la città degli Agenti Segreti? (ci ammannì la soffiata quel gran farceur di Comisso, in anni lontani): “Per la mancanza di spazio la gente esiste qui in uno stato di reciproca contiguità cellulare, e la vita evolve secondo la logica incessante del pettegolezzo. In questa città l'imperativo territoriale dell'individuo è circoscritto dall'acqua [...] le imposte delle finestre, [...] quando sono aperte, somigliano alle ali di angeli che frughino nella sordida vita privata di qualcuno; e i rapporti  fra gli uomini, come le meticolose distanze tra le statue sui cornicioni, assumono gli aspetti che fanno pensare all'oreficeria, o meglio ancora, all'arte della filigrana. Da queste parti si è più reticenti e meglio informati di quanto sia la polizia in certe dittature. Non appena varchi la soglia del tuo appartamento, specialmente d'inverno, cadi preda d'ogni possibile e immaginabile congettura, fantasia, diceria. [...] L'insinuazione, come principio ispiratore dell'urbanistica (un termine che qui viene a galla solo col senno di poi), è meglio di qualsiasi planimetria moderna ed è in tono con in canali della città, docili al volere dell'acqua che, come le chiacchiere che ti inseguono, non finisce mai” (Fondamenta degli Incurabili).

 


 

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