"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 7, maggio 2004                                          


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

"Fondamenta degli Incurabili" di Iosif Brodsky

 


 

 

8. Alberto Arbasino

 

 

 


 

Venezia, settembre 1955

 

A Venezia per il Festival, in attesa del carnevale di Benedetti Michelangeli, che però si sa mica se suonerà, ogni sera l’annuncio “CONCERTO ANNULLATO” e tanta comprensione e contrizione… Si dice che il Divino stia chiuso in casa, da solo, e musichi le opalescenze della notte… Ma le damazze mitriate fremono comunque, e coi nervi fuori di pelle armano e disarmano ogni pomeriggio bigodini, volpini e visoncini…

A Venezia per Ordet di Dreyer e l’Angelo di Fuoco, con uno Strehler già abbastanza mago, “la camicia aperta fino alla cintura, e le mani aggrovigliate in tutte le tasche”. Ma soprattutto per perlustrazioni birichine nel ghetto antico, volendo anche pei boschetti di mortella di san Giorgio Maggiore, tra “costruzioni armoniose, chiostri di classico, sereno respiro”.

Poco importa, allora, se gli alberghi risulteranno tutti occupati, si troverà pur sempre una locanda dabbene, da Grand Tour settecentista, con tanti velluti eliotropio e poltrone amatorie e ametista: Pensione Fortuny? Comunque, già prenotati da casa, ben stirati nelle tasche tutti biglietti dei concerti. Precauzione infondata, ché al botteghino festivaliero vale lo spavaldo frusciare di “passi” e tesserine, e “…congressista!”.

 

La mostra di Giorgione e i Bellotto dalla luce calda, le rilegature di Marinis e gli affreschi medioevali jugoslavi; la casa di Peggy Guga in una giornata di cielo bituminoso, quando uscire non si può e allora? Restiamo qua, che tanto, quando la Signora è assente, è prescritta ospitalità greca per tutti!, e poi la biblioteca è così esoterica e vampirica…

A Venezia passando il tempo a osservare i numeri più pittoreschi, mimi truccati che mangiano funghi sott’olio tra l'Harry's Bar e Ciro, “giacche da uomo nere, blazers a rigoni larghi gialli e lilla, abiti mauve, sempre da ometto, e uno in tuxedo e shorts, però coi calzettoni neri alti. Donne somiglianti a poltroncine Louis-Philippe, avrebbero fatto la gioia di Savinio. Ci sono alcune signore Stone coi loro ganzi locali, un paio di vecchi dall'aria estremamente bambina, un clergyman alla deriva, una grande tumida alta due metri e dieci, e due americani giovani che litigano calpestando impermeabili di plastica…”

 

Insomma, una giovanissima scorribanda arbasina, vezzosa e affilata: penna mobile sul registro dei toni, come dire: i topoi, da Topolino a Tiepolo; pure, un certo afflato-effluvio deliquescente e alcionio, in specie quando si parla di Margot Fonteyn e mezzepunte storiche. Et Pourtant, ci son talmente tante mezze calzette per i potini più spiritosi!

Nondimeno un gran controllo, e che rigore!, da indagatore nella Provincia sonnolenta, soprattutto se Fortuna offra per compagni di viaggio dei vecchini veneti facili facili alle confessioni più grasse, sentimentali e “ai tempi di Comisso…”

 

“I fantasmi che mi sono venuti dietro durante il viaggio erano fatti accaduti a me, fatti accaduti ad altri e sentiti raccontare, fatti immaginati. Si confondevano queste immagini di globe-trotters a San Provolo, sciacquando il nylon nella fontana, e la immensa donna barbuta, apparizione senza rumore nei più vari luoghi, e spalanca gli occhi sconcertanti, come fuggita per sempre dall'opera di Stravinski; e il cartolinaro che dice leonsini”; le memorie notturne del terrazzino davanti alla Canottieri Bucintoro, chiusa dentro la mostra dei grassi De Chirico, e dicendo lucido mobili ma in attesa di imbarco” volgeva la testa per il bacio, ma questo accadeva più in là, dall'altra parte del canale, dietro i Frari, al fondo di una calletta cieca, e nel movimento si scoprivano i favi ripugnanti nel collo; sera passata in qualche hotel particulier a accarezzare dita ossute coperte di anelli; e le lacrime della fanciullina per un gatto fuggito dietro il cadente San Zaccaria, ma consolata sorride alle parole ne porteremo uno più nuovo e più bello”; da Treviso in macchina quasi ogni giorno su e giù per il traghetto al Lido, e le fotografie tratte a sera dal portafoglio al caffè, revisione critica della fama usurpata (luogo veramente comune?) di Venezia città meravigliosa ma sciocca: fotografie chiamate di Azione Cattolica”, venivano da un oratorio di Castelfranco Veneto quelle insignificanti facce dei pretesi campioni in letto; la crollante abbazia verso la Misericordia, il magazzino d'antiquariato, e in bilico sulla poltrona zoppa a vedere i Magnasco tirati fuori dal servo per intercessione del Longhi, e il profilo sotto il cappello di paglia sfrangiato di Lady Diana Cooper, fulgida ancora come una Cleopatra in imprimé, barene d'erica, e barconi di verdura fatiscente, l'amore stesi sul fondo, ma una patata indolenzisce il fianco, odor di catrame; la giovinezza più fresca, per poco, si rifugia dentro certi caffè (proprio sulle palafitte; andate ci e vedrete) alle Zattere, a due passi dai Veronese, non potremo fare a meno mai più delle suggestioni miasmatiche di Mann, forse, anche se il vecchio terribile è morto, non vale niente chiamare la Morte a Venezia l'opera di un Comisso nordico e inibito, altra scena nell'alcova, casino degli spiriti, tutto nero, negra nera vestita di nero contro lo sfondo omogeneo, fragili porte dipinte, un Canaletto qui e uno là, e dalla serratura possono spiarsi dentro un letto da Volpone gli amplessi, non è possibile se non con gli occhi di Kokoschka e De Pisis vedere ancor la Salute, e questo album di Romano sfogliato nella trattoria buranella dove Branduani” non potrà rimare che con Vellani” - o con Vergani” - fra il tonno arrosto e le firme degli amici, poi nuovo bric-à-brac decadentistico, mosaici di Torcello, pas-de-deux sul pratino, fotografia della Garbo con dedica lunga lunga e un telegramma da Edimburgo dopo ho preso la polmonite, ma valeva la pena.”

 (Alberto Arbasino, Parigi o Cara, Prima edizione Feltrinelli, dicembre 1960)


 

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