"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5 ottobre 2003

 

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

3.  La frase


Tutte le meraviglie che si incontreranno ne presuppongono una, che è “la” frase di Manganelli: selva, spazio quantistico in cui transitano assieme i fuochi del sacro, gli ingorghi del comico, l’animismo di simboli vivi, la corposità delle descrizioni, gli umori e le teologie, l’io e il tu, la preghiera, l’attenzione, il dileggio. Una frase di Manganelli è sempre un’India; è sempre, come dice nell’Infinita trama di Allah delle case di Lahore, un cubo di aromi. Tutto si racconta – non è il mondo coacervo e contraddizione? – con ossimori illuminanti, elenchi perfetti dalla chiusa sorprendente, con attacchi che catturano al volo e chiusure che lasciano la fascinazione nell’aria, sospesa aureola che circonfonde il libro e il suo lettore.

Un esperimento semplice.

Leggere una frase di Manganelli a metà e provare poi a indovinare come finisce: forse si indovinerà qualcosa, ma mai la curva della frase, l’arrivo improvviso del paradosso, il suo falso vanverare… perché c’è pure una coerenza architettonica, una compattezza e un’insistenza logica e demenziale che riporterà sempre il discorso “al punto”: a un Maëlstrom misterioso dell’argomentare: un centro pienissimo allo stesso tempo vuotissimo…


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