"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5 ottobre 2003

 

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

1.  La scrivania


“Sto scrivendo il testo che a qualcuno accadrà di leggere; e mi accorgo che questo mio scrivere non è, propriamente, scrivere, ma eseguire gesti e movimenti, variamente ritmati, in uno spazio delimitato; questo spazio, poi, dovrebbe, anzi lessicalmente è, la mia scrivania, immersa nel consueto disordine, in una caotica vessazione; ma sarà bene che io mi renda conto che non tanto di scrivania si tratta quanto di palcoscenico, di spazio scenico, di luogo deputato a eventi sostanzialmente teatrali, il teatro del lavoro; e, dovrei aggiungere che, sebbene non sia infondata la mia sensazione che  io stia scrivendo a macchina, e a questo scopo usi una macchina da scrivere, l’accento, l’enfasi cade non già sullo scrivere ma sulla macchina; o meglio, può anche cadere sullo scrivere ma sulla macchina; o meglio, può anche cadere sullo scrivere, purché tale gesto sia vissuto come imparentato allo zappare, sarchiare, panificare; in assoluta indifferenza a ciò che scrivo; sicché io potrei, da questo momento In poi, scrivere serie alfabetiche, ricopiare pagine del Tommaseo-Bellini, giustapporre elenchi bartoliani o aretineschi di parole eleganti oppure affatto oscene, e dal punto di vista della rappresentazione che io metto in opera, sarebbe esattamente la stessa faccenda: pura rappresentazione…” 

(Salons).


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