"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre 2003


 

Sophonysba Poliakoff

 

 

 

 

 

Precipitato 

 

 

di Prokofiev

 

 


“Spok!” – Fu, care ragazze, la testata del secolo: i cranî preziosi e abnormi di Serghei Sergheievic Prokofiev e di Sviatoslav Richter cozzarono con forza d’ariete all’ombra d’un pianoforte dalla pedaliera stravolta…. Si era a Mosca, all’inizio di gennaio dell’inenarrabile 1943: la guerra aveva ridotto ogni essere e ogni cosa  - compreso il pianoforte barocco e dorato della Società dei Musicisti! -, allo stremo dell’esistere.

Malgrado i bernoccoli, quel giorno, Prokofiev e Richter armeggiarono a lungo sotto il pianoforte per rimetterlo in sesto. Quindi, serî e quasi silenti, si dedicarono alla stupefacente Settima Sonata in Si bemolle maggiore, che Prokofiev aveva appena composto… 

Il tempo per prepararne la prima esecuzione era meravigliosamente esiguo, catastroficamente tiranno, provvidenzialmente insufficiente: ma il giovane Richter , in appena quattro giorni, aveva già fatto suo lo spartito intricatissimo!… 


Dopo l’incontro con Prokofiev –altero, superbo, drastico, alto due metri, grande pianista a sua volta, amabile dispensatore di preziose cioccolate quando era contento dei suoi interpreti –, Richter finì di studiare la Sonata a casa del grande Neuhman, il meraviglioso maestro che paternamente lo ospitava e che, dalla generazione mitica di Giles e Richter allo stupefacente Radu Lupu che ancora ci sconvolge, tanto insegnò a tanti dei grandi…

In quei giorni di gelo, nell’appartamento del Maestro, per essere esatta dovrei dire nella sua camera da letto, Richter suonò ore e ore una Sonata che vola via in meno d’una ventina di minuti: soprattutto martellò il terzo tempo finale, l’inesorabile Precipitato!, martellante e affannoso come un uomo cacciato da poliziotti feroci… la cosa pare contribuì a dare il colpo di grazia alla povera seconda moglie di Neuhman, già tanto malata poverina, che, in quella stessa stanza, sfatta a letto con la febbre altissima, si lasciò scuotere inerme per ore dalla musica…  

La Sonata venne eseguita nella sala piccola della Società dei Musicisti il 18 gennaio. Ad ascoltarla c’era il meglio dei musici moscoviti, e la Sonata che comincia - un Allegro inquieto - con un alternarsi  indimenticabile  di  lentezza e 


ferocia – ah!, quante volte in Prokofiev! - piacque tanto che Richter dovette replicarla per intero!… 

Di che stupirsi? Sapete bene, altrimenti non sareste le mie allieve dilette, che Richter di Prokofiev fu sempre “il” pianista. 

Della Mosca di quegli anni, fastosa  e fatiscente, affamata e maleodorante, tutto, ma proprio tutto, c’è nel sogno vero del Maestro e Margherita… ditemi se non è da Bulgakov un fatto che proprio Prokofiev vide: che, mentre Richter suonava la Nona Sonata, in fondo alla sala tutte le sedie si misero a ballare!

 

Non sullo sfondo ma ovunque l’occhio gattesco dell’Uomo d’Acciaio sottintendeva punizioni arcane e atroci in nome di una fede spesso perfino condivisa… Ironia del fato, Stalin e Prokofiev morirono lo stesso giorno: il 5 marzo del 1953. 

Richter era a Odessaquando stava per salire sull’aereo per andare a salutare per l’ultima volta il suo amico, si vide affiancato – gesti tristemente leggibili – da figuri polizieschi che lo sequestrarono per altra indefinibile destinazione…


  Così, il più grande dei pianisti si trovò costretto a suonare – sorpresa indicibile quando lo vide! - accanto al corpo finalmente gelido del Terribile Gatto: intanto folle infinite di russi adoranti sfilavano davanti alla salma sorniona, affatto taumaturga… 

E’ allora un buon alchemico mistero – oh, sempre lo stesso - che già dopo qualche futile decennio, oggi, di quell’Onnipotenza baffuta svanisca quasi ogni resto, mentre una facezia festosa come quella di Pierino e il suo Lupo, senza mai armate a obbligare alcuno, la si ascolti a milioni, in tutte le lingue di Babele.

 

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