"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 5, ottobre 2003

 


Interviste impossibili  di Giorgio Manganelli

 

 

 

 

7. Fumare equivoco

 


 

Nell'anno di grazia milleseicentocinquanta, i fedeli raccolti nella Basilica di San Pietro videro un sottile filo di fumo avvilupparsi alle colonne del baldacchino berniniano. Senz'altro da escludere una nuova tornata di conclave, o qualsivoglia incauto Habemus Papam; da sei anni ormai Innocenzo X reggeva con la spada e la colomba la Chiesa di Roma. Più semplicemente, si trattava della veste papale: s'era incendiata; polverizzata; ridotta a brandelli in unione con la Sacra Pianeta; e il tutto per via della mistica disattenzione d'un "fedele" fumatore! Certo, sotto Urbano VIII, un eresiarca simile sarebbe stato immantinente scomunicato, bei tempi quelli… Papa Pamphilj, invece, si limitò a dichiarare ex cathedra non fosse poi così pio spipazzare; i tabagisti si rendessero, dunque, a più devote occupazioni: la filotea, il pellegrinaggio a Compostela...

Con quel naso tapiresco, Manganelli non poteva che essere anglista: da sempre Albione offre un tale succulento ventaglio di vocaboli fumogeni! E così onomatopeici, poi! Sniff snuff snuffle... Non era chiamata, poi, Epoca del “grande Sniffo” il regno di Giorgio III Hannover?  Eppure il giudizio suo sui fumatori rimane tutt'altro che compiacente: "c'è gente in giro che ama farsi scambiare per locomotive, Cartagine in fiamme, boschi indifesi dati alle fiamme dagli speculatori." (Improvvisi per macchina da scrivere).

 E poi, un conto è la scomunica, un conto rischiare - siccome ordinava ai contravventore il codice di Pietro il Grande -, rischiare il taglio del labbro superiore! Beh, una pena simile per un Piacere che lascia così wildiamente insoddisfatti? Quale Amor di Professione! 

"Non posso negarlo: per anni non avevo né fumato né cinemato; il fumo non mi interessa, soprattutto perché presuppone una sigaretta, e  Freud mi ha spiegato, mentre aspettavo il treno in una stazioncina in Baviera, che è allusione sessuale; ed io non amo il parlare equivoco, meno ancora il gestire." (Improvvisi).

(Tanto più che è la tecnica stessa del rollio d'una sigaretta a non risultare poi così agevole. Sono arcinote le baruffe tra Bontempelli e Savinio in quelle notti passate a sprecar cartine arrotolandole “all'insù e in dentro, verso il corpo dell'autore" o "in giù e infuori, con una vaga direzione verso il corpo dell'interlocutore"; col risultato, poi, di accomodarsi tutti, placidamente, a più onesti propositi: dieci Macedonia, prego! Ah la destrezza di mani del Novecento! Del resto, non era forse Heidegger a spiegare che "non è la tecnica in sé, ma il fatto che noi non riusciamo a portare il pensiero all'altezza dei problemi che essa inevitabilmente ci impone"?)

   


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