"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


 


 

16. Mozart non giudica

 

 

“Certo Mozart, come divino ispiratore delle sue creature, regge le fila della situazione, certo si identifica in loro nelle loro azioni e reazioni, eppure si sottrae a noi garantendosi il distacco dello spassionatamente obiettivo. Non condanna mai, nemmeno là dove quasi tutti i personaggi, all’infuori del protagonista, sono dominati dall’idea di condannare il protagonista: nel Don Giovanni. In una rigorosa neutralità di giudizio e al di là di ogni morale Mozart sostiene i principi del positivo come del negativo – per quanto qui si possa parlare di positivo, dato che le prerogative di ciascun personaggio si manifestano quasi esclusivamente in relazione all’eroe negativo, Don Giovanni, che tiene tutti gli altri in suo potere. La capacità di immedesimazione di Mozart è ripartita senza la minima parsimonia ma con equanimità – con una equanimità che ci sorprende e stupisce – tra la forza e la debolezza, tra disperazione e trionfo, malvagità e bontà.”

(W. HILDESHEIMER, Mozart).

 

Qualcosa di simile aveva già scritto Abert:

 

“…in questo dramma non si tratta di colpa e di espiazione, ma di essere o non essere, e la tremenda tragicità del finale riposa sulla grandezza e terribilità del fatto in se stesso e non sul trionfo di un ordine morale sul mondo dell’apparenza. E’ il più puro spirito rinascimentale che irrompe ancora una volta, in perfetta corrispondenza con la visione mozartiana del mondo che misura la realtà con il suo stesso metro e non sulla base di principi a lei esterni, ricavati filosoficamente.”

E va quasi da sé che, rispetto a tanto, il libretto “è veramente solo uno scheletro sul quale lo scultore ha plasmato la sua opera… Più di ogni altra questa partitura è il vero trionfo della sua fantasia drammatico-musicale.” 

 

(H. ABERT, Mozart).


 

            

  

 

 

 

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