"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart

 

 

2. Tirso de Molina

 

 

 


 

 

Quando muore un buono si dice “tragedia”; quando muore un cattivo, si dice “commedia”: El Burlador de Sevilla y Convidado de pietra è dunque una commedia. 

E Tirso (1571-1648) è spietatissimo: lo spiritoso Burlador supera il limite quando invita a cena la statua di un morto, che non solo lo ucciderà ma gli negherà un prete, sebbene il gaglioffo alla fine lo implori.

Strano terribile “angelo” questo giustiziere d’un irriverente: per sua stessa ammissione, è, come il Virgilio di Dante!, anima dell’Inferno, condannato a mangiare in eterno serpi, aceto, fiele… Come il padre di Amleto, torna a vendicarsi proprio per essere stato ucciso in peccato! (E infatti Amleto cerca almeno per un po’ con accortezza di vendicarsi massacrando l’assassino il più possibile fresco di crapula…).

 

Quanto alla cena, che il morto ricambia al Burlador apparecchiandola sulla sua stessa tomba, un inappuntabile servizio da famiglia Adams: musici e cibi immondi con vista su paesaggi inferi degni della fantasia di Tim Burton (per esempio il mondo di Pinguino nel goticissimo Batman 2):

 

“Questa è una mensa all’uso della Guinea, tant’è nera. Non c’è nessuno che lavi la biancheria, all’altro mondo?… Che razza di pietanza è questa?… E’ un piatto di scorpioni e vipere… Questi sono i nostri cibi. E tu, non mangi?… Mangerei anche se mi mettessero davanti aspidi, tutti gli aspidi che l’inferno rinserra!… Di cosa è fatto questo intingoletto?… Di unghie…”


 

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