"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart:

 


 

 

14. Kierkegaard: Aut-Aut!

 

 

 

 

 

 

“E’ una superstizione credere che sia 

qualcosa che viene dal di fuori ciò 

che può rendere felice un uomo.”

(Aut-Aut)

 

Fermi tutti! Interrompete le folli corse, riposate le voglie e ritemprate le energie: un padre di famiglia ha da parlare! - Sì, sì, proprio a noi affaccendati in mille guise ed infiniti entusiasmi, a noi malinconici, a noi dongiovanni, a noi pluristimolati abitanti della Vita, si rivolge questa lettera di Sören Kierkegaard del 1843. Il suo titolo ci mette già nell’angolo: Aut-Aut!

 

Contro Hegel, qui il “padre” pone febbrile attenzione al momento della scelta individuale. - Scelta come occasione, colpo di dadi che dispiega il futuro, il “kairòs” dei Greci: è il punto in cui si coagulano le energie in movimento, è l’istante elettivo in cui l’uomo “sceglie se stesso, anzi riceve se stesso”!

All’opposto di tutto ciò, c’è “l’estetica, che è l’indifferenza”.

 

L’estetica nell’uomo è infatti ciò per cui “egli è spontaneamente quello che è”. Tutti noi siamo estetici: nel nostro spontaneo relazionarci con il mondo, siamo distratti da noi stessi, in preda alle nostre smanie e alle nostre ambizioni che proiettano beni e felicità al di fuori di noi, quando “è una superstizione credere che sia qualcosa che viene dal di fuori ciò che può rendere felice un uomo.”

 

Vi è una parte della nostra esistenza indissolubilmente legata al mondo e soprattutto stretta a un giogo di forze e di necessità, ma vi è anche un luogo in noi determinato dalla libertà di porre una scelta, scelta che dischiude lo spazio dell’etica: “Perfino l’individuo più meschino ha in questo mondo una duplice esistenza. Anch’egli ha una storia e questa non è soltanto il prodotto delle sue libere azioni. L’azione interna invece gli appartiene e gli apparterrà per tutta l’eternità; questa non gli può essere tolta né dalla sua storia né da quella del mondo; essa lo segue per la sua gioia e per il suo dolore.”

Non si tratta ancora di scegliere tra questo o quello, tra il bene e il male, ma di sottoporsi con coscienza al dilemma tra bene e male. 

 

Mai abbandonarsi al lassaiz-faire, al lassaiz-aller, a una indifferenza che si esprime in formule come “una scelta vale l’altra”. Perché, in verità, la vita estetica fugge da se stessa, rincorre nuovi istanti per sfuggire al proprio vuoto, vuoto in cui prima o poi cadrà: allora sarà l’angoscia della mancanza di senso che si rivelerà a se stessa. - Eppure proprio questa disperazione, questa disperazione assoluta di noi stessi è il passaggio obbligato per giungere a una autentica conquista di sé: questo è il “salto” per non svanire, per non svaporare nel molteplice del relativo:

 

“…ora si tratta di sapere se l’uomo è capace, per prendere un’immagine dal mondo dei fiori, di secernere con le sue proprie forze, come l’oleandro, una goccia che possa sussistere come frutto della sua vita.” 

(“L’io e la libertà”, dal Diario)


 

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