"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4, aprile 2003


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

 

Per Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte e W. A. Mozart:

 

 

10. Giacomo Casanova

 

 

1785. Casanova ha sessant’anni e da pochi mesi vive a Vienna. Forse è povero. Ora è segretario dell’ambasciatore veneziano e si dice che arrotondi le sue prebende con i soldi vinti al gioco.

Da Ponte, che aveva allora 36 anni, e Casanova si vedevano quasi ogni giorno, spesso per lunghe passeggiate. L’amicizia durò tutta la vita. Ma questo per noi è il meno.

Il punto è che Casanova era a Praga proprio mentre Mozart e Da Ponte curavano gli ultimi dettagli per la messa in scena del Don Giovanni… - Ora accadde che Da Ponte non poté restare fino alla prima,  rinviata per una serie di problemi tra cui non ultimo il fatto che la musica di Don Giovanni era difficile e l’orchestra non proprio all’altezza, come invece quella di Vienna… Mozart s’occupava da solo sia della musica che della regia “con la solita mescolanza di energia, gentilezze e diplomazia” (H. Abert, Mozart). 


Da Ponte aveva dovuto infatti ritornare di corsa a Vienna sia per la prima dell’altra sua opera, L’arbore di Diana di  Martin y Soler, che per le prove dell’Axur di Salieri. Lasciò così probabilmente irrisolta qualche librettistica magagna…

Ecco l’indizio: tra le carte di Casanova, che invece rimase sempre a Praga, è stato ritrovato uno scartafaccio in cui a un certo punto ci sono dei versi proprio per Leporello, servo del Dissoluto:

 

Incerto, confuso,

scoperto, deluso,

difendermi non so,

perdon vi chiederò.

 

Il foglio, pieno di cancellature, sembra proprio un abbozzo. Sembrano perfette per il sestetto con cui finisce il secondo atto. L’ipotesi di Dent, nel suo classico Il teatro di Mozart, è che Mozart abbia fatto ricorso a Casanova per far contenti, con delle aggiunte, cantanti che ritenevano di aver poche arie nel libretto così come lo aveva lasciato il Da Ponte:  “ma questa ricostruzione dell’accaduto è puramente congetturale”.

 

Un altro Casanova


 

 

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