"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4 aprile 2003

 


Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte & W. A. Mozart

 

 

 

7. Cattive cabale per troppe note

 


Alla prima delle Nozze di Figaro, il pubblico rimase sconcertato e i cantanti vennero coperti quasi ininterrottamente dai disturbi di facinorosi. Leopold Mozart aveva scritto, tre giorni prima in una lettera alla figlia: “sarà difficile che sia un successo, perché so che c’è una cabala fortissima contro di lui. Salieri e tutto il suo gruppo non si risparmieranno fatiche per muovere e cielo e terra”.

“Cabale” indicava allora intrighi scientemente e accuratamente predisposti, congiure costanti nei confronti di qualcuno da danneggiare per sistema. Di solito strumenti della dura lotta per la sopravvivenza di musicisti, cantanti, librettisti…

 

Anche l’olimpico Giuseppe II non fu molto soddisfatto di Mozart, almeno questo è il ricordo del compositore Dittersdorf (che con Mozart e Haydn suonò in quartetto): gli avrebbe riferito che quel giovane “aveva la tendenza a sopraffare i cantanti con un accompagnamento troppo pesante”.  Dittersdorf, del resto, non è che la pensasse poi tanto diversamente: 

“E’ indubbiamente uno dei più grandi geni musicali e finora non ho conosciuto alcun altro musicista che possieda una così straordinaria ricchezza di idee. Vorrei solo che non ne fosse tanto prodigo. Non lascia mai respiro all’ascoltatore, perché appena ci si vorrebbe soffermare su una bella idea, eccone un’altra ancora migliore a scalzare la precedente e così via, di modo che nessuna di queste bellezze resta nella memoria” (Selbstbiograf.).

 

L’imperatore non aveva insomma cambiato idea dal celebre “Troppe note!” del Ratto del serraglio.

Malgrado “cabale” e perplessità imperiali, Figaro però andò sempre meglio. Già la seconda rappresentazione fu tutt’un bis.

 

Per l’appassionante Hildesheimer, Mozart pagò il prezzo più caro per aver scelto proprio la storia di un Figaro che sa farsi giustizia da sé:  anche se Mozart non era neppure famoso al punto almeno da “provocare irritazione”, “l’alta società, abituata a riconoscersi nei personaggi dell’opera seria esaltata in un’estrema magnanimità e grandezza, si sentì tutt’a un tratto strapazzata, ma la sua prima reazione fu più un arricciare il naso che una vera e propria indignazione”.

Col tempo però “le liste di sottoscrizioni i suoi concerti divennero sempre più scarne, finché nel 1791 vi compare un unico nome (van Sweiten)… Tutti vennero meno, come pure gli incarichi di composizioni, tranne l’eterno lavoro di routine per le serate danzanti a corte…. E a partire dal 1790 Mozart non fu più solo ignorato, ma maltrattato.” (W. HILDESHEIMER, Mozart, Rizzoli).

 


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