"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 4 aprile 2003

Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte & W. A. Mozart

*°*

Da Ponte librettista di Mozart

 

di Tommaso Dell'Era

 


 

Variante sul volto di Mozart. 4


4. Editor-professor-droghier...

 

Le Memorie. «Omnia nunc dicam, sed quae dicam, omnia vera.» Così le suggelli. Falso, naturalmente. Dovevi pur difenderti dalle malelingue che insudiciavano il tuo buon nome: e fai l’Aristidetto e lo Scipioncino. Ma quando l’intento autoapologetico non è di freno, quando puoi essere sincero; quando, vissuto o sognato, ti lasci dire quello che hai nel cuore, sfiori la poesia. L’ostessina tedesca, i colloqui d’amore, galeotto il vocabolario. Il ritorno a Cèneda, di sera, venti anni dopo: l’abbraccio al vecchio padre; il mattino, tutta la famiglia intorno al letto, a spargerlo di frutta e di fiori; l’intero paese che si affolla festoso al portone. Il culto dell’amicizia. Il pianto, lo sdegno per la caduta di Venezia.

Il Nuovo Mondo. Trentatré anni di frenetica attività. Droghiere, distillatore, cappellaio; impresario di qualsiasi fallimentare impresa. Un «giovinastro» che i colpi della sorte non fiaccano, che sa ridere di se stesso quando con «poetica mano» pesa il tè, versa un goccetto a un carrettiere. 

Editore-conferenziere-professore, per l’affermazione della nostra lingua in America, dove, puoi ben dirlo, «io fui il primo a introdurla, a diffonderla, nobilitarla, e a non risparmiare spese, cure e fatiche per ristabilirla».

Il teatro. Te lo sbarca a New York, il 1825, la compagnia di Manuel Garcia. Rossini. E Mozart? Proponi a Garcia il Don Giovanni. «Se abbiam personaggi bastanti» risponde «diamolo presto; è la prima opera del mondo.» Si dà e, quarant’anni dopo, riascolti commosso il tuo Don Giovanni. Sarebbe ora, a settantasei anni, di mettersi le pianelle, come Casanova. C’è tempo. Manca a New York un teatro d’opera: promuovi una sottoscrizione, bussi a tutte le porte, t’inguai per raccogliere la sommetta necessaria. Inauguri la Italian Opera House a ottantaquattro anni. Cinque anni più tardi, perché non puoi farne proprio a meno, cacci l’ultimo respiro.

Fastosi funerali, ceneri ben presto disperse. Non disperso il tuo nome. Resterai fra i caporioni di quella banda, quei giramondo dal pronto ingegno, truffaldini e generosi, ribelli e lecchini, immersi nella vita fino alla gola. Testimoni, campioni: non di un’Italia, che non c’era: di un’italianità antica e sempre giovane.

 


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