"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3 marzo  2003


 

 

 

Racconti di Kafka:

 

 

8. Raccontare

 

 

La parola è per Kafka, come in Genesi, l’inizio, e in fondo tutto quanto: non rimanda a una visione, non si traduce in qualcos’altro: infinitamente densa, viva e ricca, ha tutto in sé. Quando Janouch gli chiese, a proposito del Fuochista, primo capitolo e unico pubblicato del Disperso, se il protagonista Karl Rossmann fosse modellato su qualcuno, Kafka rispose: “Io non disegnai degli uomini. Raccontai una storia. Queste sono immagini, soltanto immagini.”

Cosa vorrà dire?

Per chi rifugga dalla mistica dei particolari, questa pagina può finire qui. Con gli altri leggiamo come Wagenbach in poche frasi attraversi tutta la scrittura di Kafka:

“Dapprima (Preparativi di nozze in campagna) queste immagini sono descritte minuziosamente e proprio qui si mostra ancora una certa povertà, con la quale dalla lingua vengono spremute parole il più possibile adeguato all’oggetto. Le proposizioni sono unite tra di loro con una profusione di “talvolta”, “spesso”, “di tanto in tanto” e specialmente “allora”. Poi la profusione della parole, che s’introduceva fra le immagini, si ritrae, le immagini si accostano, influenzandosi reciprocamente, associano, parallelamente all’associazione del sogno, una catena di nuove immagini. La loro relazione reciproca non è tanto causale-induttiva  quanto piuttosto apposizionale; l’azione è quindi ridotta spesso al minimo in molte opere di Kafka.”

Dal Diario (1910): “Ogni giorno, però, dev’essere diretta contro di me almeno una riga, come ora si puntano i cannocchiali sulla cometa.” 

 


 

 

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