"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3 marzo  2003


 

 

Racconti di Kafka:

 

2. Farfalle come libri?

 

“Meyrink non gli diceva nulla. Allora citai a memoria qualche “bel passo”: uno dalla Morte color viola in cui Meyrink paragonava certe farfalle con grandi libri magici aperti. Kafka arricciò il naso. Tali immagini gli sembravano troppo ricercate e invadenti; egli ripudiava tutto quanto avesse un’aria intellettuale e artificiosa alla ricerca dell’effetto (ma non usava mai queste definizioni). C’era in lui (e gli era cara anche nel prossimo) un po’ di quella “voce sommessa della natura” che piaceva a Goethe. Per contro , a esemplificazione di ciò che piaceva a lui Kafka citò un passo di Hofmannsthal: “L’odore di pietre bagnate in un cortile”. E tacque a lungo senza aggiunger altro come se questa impressione modesta e segreta dovesse agire da sé.” (M. Brod, Kafka).

Molti anni dopo, nei diari, Kafka usò il simbolo della farfalla: invece che figure di un’eleganza tra Tiffany e Gallé, sono immagine del pericolo necessario a chi, da artista, cerca: “L’arte vola intorno alla verità, ma con la decisa intenzione di non bruciarsi. La sua abilità consiste nel trovare, nel vuoto oscuro, un luogo dove poter saldamente afferrare il raggio della luce prima che ciò venga riconosciuto.”

 


 

 

torna a  

 

 

torna su