"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003

Racconti di Kafka

5.      Troppo vicino

di  Sergio Caldarella


 

La legge (come la natura?) è cieca, dev’esser tale, non perché sia intrinsecamente errata, ma perché se avesse occhi scoprirebbe essa stessa di esser priva di ragioni.

 

Ogni giudizio è impossibile e Kafka lo scriverà: sosterrà che giudicare vuol dire sprofondare nella cosa giudicata e, alla fine, non trovare più distinzioni tra giudicante e giudicato, mentre la distinzione, la differenza, è proprio uno degli elementi fondamentali del giudizio. Josef K. si avvicina troppo alla verità dell’infondatezza della legge per essere lasciato ancora vivo; egli manifesta i suoi dubbi – implicitamente o esplicitamente – a coloro che incontra e, anche se non esprime una condanna diretta dell’intero sistema, continua a ricercare i motivi dell’accusa e agli occhi degli altri, quelli che già “appartengono” al tribunale, questo suo agire palesa un fare sacrilego. 

 

C´è qualcosa di cui coloro che appartengono al tribunale sono al corrente e che, a tratti, svelano nei loro ammiccamenti, qualcosa di cui K. non sarà mai messo a parte. Sembra, a volte, che qualcuno voglia spiegare a K. cosa succede, voglia fargli intravedere la luce (quella che l´uomo di campagna vedrà attraverso la porta della legge solo poco prima di morire e che invece al guardiano è preclusa per sempre), ma poi pare manchino proprio le parole, pare si possa capire solo per accenni, proprio perché non c´è niente da capire e il mistero è l´unico modo per avvolgere in un drappo oscuro questa menzogna.


torna su

 torna a