"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 3, marzo 2003

Racconti di Kafka

1912


 

 

 

L’anno della “ghianda”, direbbe lo psicoanalista più in auge del mondo (J. Hillman, Il codice dell’Anima): nel 1912 Kafka sentì infatti aria di rivelazione: nell’inverno tra il 1911 e il 1912 buttò giù la prima versione del “romanzo americano”; in giugno, per la prima volta, fu al cospetto di un editore per la pubblicazione del suo primo piccolo libro (Meditazione); a settembre scrisse in una sola notte Il Verdetto (o Condanna che dir si voglia: in tedesco Das Urteil), poi cominciò la seconda versione del romanzo americano, e infine, tra novembre e dicembre, scrisse La metamorfosi.

Quasi sempre con la sensazione umanissima di non combinare niente di buono.

 

Ma ora, entriamo in un film di Lubitsch: qualcosa come Scrivimi fermo posta.

Sempre a cavallo tra il 1911 e il 1912, Franz cominciò a frequentare la compagnia di guitti yiddish, girovaghi poverissimi provenienti dalla Polonia, che recitavano al “Hermanns café-restaurant Savoy”: attore principale era Jizchak Löwy, presto grande amico di Franz Kafka, ma schifatissimo dal padre Hermann, che lo definì un “insetto” (e Kafka per quella grande Musa ch’è la “vendetta”, avrebbe detto Dante, scrisse La metamorfosi). 

Löwy  fece nascere in Franz – per tutta la vita collezionista di teologie e parabole - l’interesse, altrimenti rimosso nell’integrata e borghese famiglia di Hermann, per il mondo chagalliano degli ebrei orientali. 

In mezzo a tutta questo scialo di boheme, l’amore: a casa di Max Brod, in agosto, Kafka contemplò per la prima volta (viso gessoso, corpo tetragono: un Sironi? un Casorati? un Rosai?) Felice Bauer: un coup de foudre da cui divampò una virtualissima relazione che durò quasi sei anni, e i cui piaceri, per lo più epistolari, forse avrebbero dovuto essere pagati con il pegno d’un coito, quanto meno matrimoniale e procreativo, qua e là (così, a un certo punto, si teme nel Diario). 

La cosa dice sulle tendenze sessuali di F. K., per fortuna, pochissimo: che non si prenda moglie per farci l’amore era da sempre una ovvietà. - Controprova: quando Franz si fidanzò con la figlia d’un calzolaio, Julie Wohryzek, il padre Hermann lo accusò di essersi fatto infinocchiare proprio da “quello”, escrescenza di desiderio da scaricare invece al bordello (la mamma assentiva convinta).

 

A proposito di procreazioni: sempre nel dicembre del 1911, era nato il primo nipotino, figlio di Elli, e da lì l’idea irrinunciabile del grande padre Hermann di dare una sistematina a tutta la famiglia: in particolare, di associare Franz al genero, marito di Elli e padre del nipotino, nella prima fabbrica d’amianto di Praga. Per uomini come Hermann (quando se ne perderà lo stampo?), tra il dire e il fare non c’era un lampo: sborsò subito di tasca sua la quota e fece del figlio un “imprenditore” a fianco del cognato: la metamorfosi di Franz sarebbe così stata da un essere ancora pericolosamente adolescenziale in quell’uomo vitruviano del secol nuovo che è l’industriale. Franz pensò subito di gettarsi dalla finestra.

Quando poi perfino la sorella Ottla si schierò dalla parte del padre contro quell’Amleto da appartamento che gli doveva sembrare il fratello, Kafka scrisse un sacrosantissimo, e amletico, “Li odio tutti in fila”.

Ah!… in estate Franz, soggiornò per tre settimane allo “Just’s Jungborn”: “istituto modello per un regime di vita puro e naturale”. La ricetta della salute era “luce, aria, fanghi, acqua”. Nudismo e dieta vegetariana: noci, latte, burro freschissimo, patate, insalate, caffè d’orzo.

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