"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 2, gennaio 2003



 

21. Perché un Werther lacrimoso gode più di un ridanciano don Giovanni?

Su questo capitale argomento, tutto l’ultimo capitolo della Seconda Parte del “De l’Amour”. Qui don Giovanni viene battuto nel suo stesso campo: quello della quantità e della qualità del piacere

“Il piacere che si trova accanto ad una bella donna, desiderata per quindici giorni e mantenuta per tre mesi, è differente dal piacere che si prova con un’amante desiderata per tre anni e mantenuta per dieci.” – “l’uomo trepidante non si annoia. I piaceri dell’amore sono sempre in proporzione al timore”. Certo la quantità di piacere è proporzionale alla qualità del rischio, e se don Giovanni (qui si anticipa Kierkegaard…) rischia tra una conquista e l’altra la noia, l’innamorato rischia la vita.

 E dunque, usando una similitudine non poco petrarchesca, Stendhal scrive:

“L’amore-passione, per quanto riguarda i don Giovanni, può paragonarsi ad una strada insolita, ripida, scomoda, che però comincia attraverso un delizioso boschetto e si perde ben presto in mezzo a rocce scoscese, il cui aspetto non potrebbe mai affascinare uno sguardo comune. A poco a poco la strada si inerpica su per alte montagne, in mezzo a cupe foreste i cui immensi alberi, nascondendo la luce del giorno con le loro folte chiome che raggiungono il cielo, precipitano in una sorta di orrore gli animi non temprati dal pericolo.”

Del resto, non c’è morale da trarne, in quanto non si sceglie di essere, o meno, innamorati; ed è “sempre un po’ ridicolo cercare di convertire il prossimo”.