"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11  settembre 2005

 

 

Marlene Dietrich: parole per la Musa


 

 

8.  Non rubare

 

 

 

 

 


“Le Convenzioni, i Generi, di cui si favoleggiava a scuola che fossero stati liquidati da Benedetto Croce, sono invece come gli dèi: scompaiono, a tratti, ma per migrare e riapparire, camuffati e ringiovaniti, in altre terre. Nel nostro secolo è accaduto questo singolare fenomeno: che i Generi e le Convenzioni, evacuata la letteratura e il teatro, hanno migrato nel cinema. Anzi, più precisamente, si sono impiegati a Hollywood. Ed è anche per questo che oggi un romanzo medio è quasi un affronto, mentre in un film medio si potrà (quasi) sempre scoprire qualcosa, e soprattutto lo si seguirà fino in fondo senza rancore.” (R. Calasso, La follia che viene dalle Ninfe)

 Il genio di Ernst Lubitsch è dietro due film della Dietrich:, Desiderio (1936), con Gary Cooper, che fu un successo, e Angelo (1937), che fu un fiasco. 

Desiderio è un esempio di sopraffina eleganza di come si possa stare dentro un genere – la sophisticated comedy – rubando alle convenzioni deliziosamente: Marlene è una ladra di principesca eleganza (mises di Travis Banton) che abbindola un gioielliere di Parigi. Per passare la frontiera con la Spagna, infila la collana rubata nella tasca di un americano (Gary Cooper), come tale ingenuo,onesto e ma infrangibile: la parte più divertente del film è offerta dunque da questa suspense: come farà la bella Marlene a recuperla?

Come nei gialli non c’è scampo per l’assassino, qui non c’è fuga dal matrimonio e dall’onestà. Il primo tempo, libertino e malizioso, è molto Lubitsch; l’esito matrimoniale un tantinello più prevedibile. Rispetto ad Angelo, è come confrontare una controdanza di Mozart con uno dei quartetti dedicati a Haydn.

 


 

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