"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11  settembre2005

 

 

        Marlene Dietrich: parole per la Musa


 

 

3.  E' quello il film... 

 

 

 


 

Quando lo vedo e gli parlo, mi sento

come una pianta dopo che l’hanno innaffiata.

(Marlene Dietrich su Orson Welles)

 

 

Non ho mai visto la Dietrich come ne L’infernale Quinlan; trascende tutto, diventa quasi una figura mitica.

Il personaggio, sai, è stato scritto a riprese iniziate. Eravamo già piuttosto avanti prima che mi venisse in mente. A questo punto telefono a Marlene e le dico che ho un paio di giornate di lavoro per lei, e che a voglio coi capelli bruni perché “mi sei piaciuta da bruna, in Amore di zingara”. Non ha chiesto di leggere il copione. Ha solo detto, “bene, andrò alla Paramount – credo che la parrucca sia ancora là – poi andrò alla Metro a prendere il vestito…”

La produzione neanche sapeva che fosse nel film. Dovevi vederli in sala di proiezione, quando hanno visto i primi giornalieri: “Ehi! Non è la Dietrich quella?” E io: “Sì”. “Ma non l’abbiamo in preventivo!” E io: “No, infatti. Non vi costerà un soldo se non mettete il nome sui manifesti”. Poi hanno deciso che il nome era meglio metterlo, e l’hanno pagata.  Ma toccava a loro decidere.

 

In realtà era una digressione rispetto alla trama.

Sì, ma ha aiutato enormemente. Guarda che spinta dà al film quella scena dove loro due s’incontrano all’improvviso. E quando lei lo vede galleggiare nella baia… è quello il film, sai.

 

Sono d’accordo. E la pianola da dove viene? Sembra un ricordo de L’angelo azzurro (1930).

Onestamente, non ci pensavo. Non ho mai visto L’angelo azzurro. Credo che abbiamo semplicemente trovato una pianola in mezzo all’attrezzeria. Credo che quelle scene della Dietrich siano fra le cose migliori che ho fatto al cinema. Quando penso a quella prima di New York, senza neanche una proiezione per la stampa… No, davvero. Marlene era straordinaria. Super-Marlene, altroché… Per quattro minuti circa, in quella casetta è entrato tutto il passato di Marlene.

 

Tutti i film che ha fatto, e tutto il resto…

E’ stata proprio un angelo, sai.

 

Il momento che preferisco è lo sguardo fra voi due. State lì, fermi, e vi guardate: è come se vi conosceste da anni.

Da sempre. E’ tutto lì.

 

Lì si riverbera tutto il tuo passato nel cinema, e tutto il suo passato nel cinema; è il massimo che si può mettere in un film, secondo me.

Sì, c’è una enorme fiducia reciproca. Sai, tutti quegli anni a segarci in due otto volte al giorno, in giro dappertutto… non è mai arrivata con un minuto di ritardo. Non puoi sapere quanto siamo vicini.

 

(O. WELLES & P. BODGANOVICH, Io, Orson Welles)

 


 

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