"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 11, settembre 2005                                         

 

             Marlene Dietrich: i nomi per la Musa

 


 

 

8. Joseph Goebbels

 

 

 


 

 

“Fui costretta a cambiare nazionalità

quando Hitler prese il potere.

Altrimenti non l’avrei mai fatto.”

(M. DIETRICH, Marlene D.)

 

Hitler... distrusse tutte le copie del film [L'angelo azzurro]

tranne una, che si faceva proiettare privatamente con gran godimento:

adorava le ballerine, e Lola-Lola, con la birra e il gonnellino

sollevato, era per lui il culmine dell'erotico.

(M. DE BENEDICTIS, Il cinema americano)

 

Della decima Musa, Herr Doktor, il micidiale ministro della propaganda del Reich (un metro e cinquantatré per quarantacinque chili)  era sinceramente appassionato, tanto da aver una sala cinematografica privata dove si faceva proiettare tutti i migliori (e da lui stesso proibiti) film americani. Così, mentre il popolo si persuadeva di ciò di cui era già persuaso a colpi di Suss l’Ebreo, lui vedeva e rivedeva Via col vento o, strano ma vero, Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Con suo grande dispiacere, il trionfo della volontà nazista aveva fatto scappare quasi tutti i migliori: Fritz Lang, Josef Von Sternberg, del resto ebrei, e i loro attori migliori: Peter Lorre e Marlene Dietrich.

 

Visto che ci siamo, raccontiamo anche questa: Leo Reuss, attore ebreo, ebbe una storia degna del meraviglioso Vogliamo vivere di Lubitsch: invece di scappare si ossigenò i capelli. Così trovò sempre lavoro, nel ruolo di ariano d.o.c., nei film più nazisti che si possa immaginare. Scappò infine in America con maggior comodo, e lavorò a Hollywood alla MGM, senza più smettere di raccontare come avesse beffato i nazi.

 

Spinto dallo stesso Hitler, che vedeva nella Lola del vietatissimo Angelo azzurro l’incarnazione del fenotipo perfetto dellariana, Goebbels offrì alla Dietrich una guida di velluto rosso per tornare in patria: alle condizioni che avesse dettato lei (permettendole perfino di portarsi dietro come regista l’ebreo von Sternberg).

Marlene sarebbe diventata la stella incontrastata della pur sempre grandiosa cinematografia tedesca, e avrebbe guadagnato cachet che moltiplicavano per dieci i guadagni hollywoodiani. Guadagni, tra l’altro, già precari: dopo l’ultimo Sternberg (Capriccio spagnolo) era precipitata addirittura sotto il centesimo posto tra le attrici più popolari d’America, e tutto quanto aveva avuto, nella speranza di un nuovo Angelo azzurro, era impossibile da pretendere. Se non da Goebbels.

 

Si pensi al contesto: lofferta del ministro viene fatta in anni ancora del tutto prestigiosi per la Germania della croce uncinata e delle Olimpiadi immortalate dalla Riefensthal di Olympia (e ricevuta con tutti gli onori da Walt Disney): al punto che era possibile per il governo tedesco pretendere persino il blocco di film in produzione a Hollywood se se ne presentiva un contenuto sgradevole per il regime. 

Marlene disse no.

 

Presa la cittadinanza americana, Marlene si arruolò e fu con le truppe americane dal 1943 al 1946. Spettacoli per le truppe su tutti i fronti. nel 1944, in Italia, si ammalò di polmonite; nelle Ardenne le si congelarono le mani. - nel film intervista che fece su di lei Maximilian Schell (1984), disse che non si poteva che fare così: Sapevamo dei campi di concentramento, sapevamo che stavano uccidendo donne e bambini e volevamo fermarli.

Fino agli anni Settanta, ricevette dalla Germania lettere in cui le chiedevano come avesse potuto arruolarsi contro la sua patria. Le rimandava indietro, scrivendo sul retro Risaputo.


 

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