"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre 2005 

 


 Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

9.  Ambigua

 


 

“Vatti a vestire da donna, svergognata!”

(Marocco, 1930)

 

“...l'ultima ambigua che conosco, o Puma, sei tu.

(E. M. Remarque, lettera a MD, 31 dicembre 1938)

 

Per i gay, il debutto americano di Marlene fu subito da urlo: in Marocco (Morocco, 193o), per il primo numero nel locale di Mogador, si presenta in frac e cilindro: canta una canzone sull’amore che muore sempre, si fa regalare un fiore da una donna e la bacia sulla bocca. Poi riappare femminile,  con le gambe nude e dona il fiore a Gary Cooper. – In Shangai Express (1932) è la puttana più preziosa della Cina e ha per compagna una stupenda prostituta cinese, silenziosa e micidiale: passa con lei il tempo fumando e ascoltando musica. In Venere Bionda (Blonde Venus, 1932) emerge, Cupido biondissimo, da un gorilla nero (canta Hot Woodoo); ma alla fine del film il suo costume di scena è un frac bianco (canta I could not be annoyed) ...

L’ambiguità di Marlene era risaputa (“In Europa non badiamo al sesso delle persone con cui facciamo all’amore; basta che siano belle”).

Ambigua è la voce, capace, già nell’Angelo azzurro (Der Blaue Engel, 1930), cilindro maschile in testa e gambe presto celeberrime in mostra, di scendere alle note basse con un timbro che si abbuia fino alla minaccia.

 Altra ambiguità essenziale è quella che vedi in Venere Bionda (Blonde Venus, 1932), dove Marlene – come nella vita – è soubrette e madre, amante di un miliardario fascinoso e moglie tenace di uno scienziato piccolo borghese, prostituta che non ha altro modo per guadagnare e madre amorevole per la quale il figlio è tutto… Sempre in Venere Bionda, la scena in cui il marito le porta via il bambino, e Marlene resta sola abbandonata in una stazione, è l’unica, almeno dei  sette film con von Sternberg, in cui piange.

In Capriccio spagnolo (The devil is woman, 1935), Marlene-Conchita si diverte a essere non ambigua, ma cinguettantemente incomprensibile, da prendere o lasciare: almeno nel poco tempo che ti concede prima che lei stessa scappi (sia pur, chissà quando, tornando).

*°*

Quanto all’ambiguità della Dietrich, Kenneth Tynan proprio su Marlene spesso pettegolo (nei Diari, il sesso fulmineo con Kennedy alla Casa Bianca), scrisse che “ha un sesso indefinibile. Dicono (o, per lo meno io dico) che era la sola donna ammessa a partecipare al ballo annuale dei travestiti nella Berlino pre-hitleriana. Arrivava ogni volta all’improvviso, in marsina, cravatta bianca e cappello a cilindro. Vedendo due splendide creature discendere a braccetto dalla grande scalinata dell’ingresso, coperte di lustrini e di riccioli dorati, domandò loro, stupefatta: “Siete innamorate?”. “Fraülein” le rispose una delle due, glaciale, “noi non siamo lesbiche”. “Questa” Marlene vive la propria vita erotica in una “terra di nessuno” in cui non esistono uomini né donne. Si dedica al sembrare più che all’essere sexy. Il suo talento è tutto ciò che lascia intravedere” (cit. in P. O' Connor, Marlene Dietrich).

 


 torna a  

 

           torna su