"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre 2005 

 


 Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

5.  Treni, navi

 

 

 


 

Solo nell’Angelo azzurro (Der Blaue Engel, 1930) Marlene è ferma e sono gli uomini, coi loro destini straccioni, ad andare da lei.

 

In Marocco (Morocco, 1930) lei arriva su una nave, in una Mogador nebbiosa come sarà solo l’aeroporto di Casablanca (M. Curtiz, 1942). - All’inizio, non è che una silhouette scura nella nebbia, poi un viso affilato (Marlene gira il film appena arrivata dalla Germania, subito con dieci chili in meno di grasso e di volgarità della Lola dell’Angelo azzurro), stupendo, incorniciato e reso ancora un po’ più vago dalla veletta. – Ironia: questa nave potrebbe essere già la sua fortuna, perché lì un miliardario non noioso (sono rari!, racconterà proprio la Dietrich da vecchia nella sua autobiografia) si innamora di lei.

Ma esiste un Fato che chiamiamo amore.

 

In Shangai express (1932) il treno – il più bello della storia del cinema - dà il titolo al film: è un treno più fantasmagorico dellOriente express al massimo del suo fulgore: ha il  ristorante e il bagno turco, e attraversa una Cina ridotta al caos dal colonialismo e dalle guerre civili. Il viaggio comincia col mastodonte nero – scena stupenda – che passa perfino tra i budelli più stretti d’un mercato, a un niente dalle bancarelle costipate di minutaglie d’ogni genere, costretto al passo delle chiocce coi pulcini, fermato dalla pigrizia d’una vacca che non teme il fischio assordante con cui si cerca di cacciarla dai binari. Così lentamente inizia ad avanzare, sbuffando il fumo fin dentro la cinepresa.

 

A questo treno, Marlene era arrivata sola, da un chissà dove che potremo sempre chiamare Sventura: unaltra farfalla rotolata giù lungo il suo “fato scosceso” (Sofocle, Edipo re).

 

Alla fine del viaggio, ritroverà come Psiche l’amore che ogni saggezza avrebbe dato per perduto (a Hollywood, se il finale è vicino a un treno, non si sa fino all’ultimo istante chi resti e chi parta. Chi guarda, del resto, è disposto a credere a tutto: perché solo a cinema tanta saggezza?).

 

*°*

 

Tra due treni sta tutta la storia di Conchita Perez in Capriccio spagnolo (The devil is woman, 1935): all’inizio il ricco capitano Castellar (Lionel Atwill) se ne innamora in un istante vedendola provocare una rissa su un treno di proletari, costipato di uomini,  stracci e animali; dopo un’ora e mezza in cui ogni scena contraddice e conferma la precedente sul carattere di questa donna libera e leggera fino alla vertigine, Conchita lascia andare su un treno per Parigi il giovane bell’amante (C. Romero) per tornare proprio dal capitano, quasi ucciso da cinque anni di tutto e dal suo contrario.

 

Venere Bionda (Blonde Venus, 1932) nella seconda parte diventa una lunga fuga in treno di una madre che vuole a ogni costo restare col suo bambino.

 


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