"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre 2005 

 


Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

 

 

14. Vanità

 

 

 

 


 

 

CICHIRICHIIIIIIÌ!

(Il professor Unrath mentre cerca di strozzare Lola,

in: L’Angelo Azzurro, 1930)

  

Dare a Lola la colpa (lo si legge in quasi tutti i commenti!) della perdizione del professor Rath è lo stesso che dire cattiva la candela dove va a bruciarsi la falena. Lo stesso per tutti gli uomini che si perdono per Marlene negli altri sei film. Eppure il verbo di per sé sarebbe perfetto: perder-si.

 

*°*

 

- Se mi amassi veramente non faresti questo duello.

- Sai bene che ti amo.

- Hai sempre scambiato la vanità con l’amore.

(Capriccio spagnolo, 1935)

 

Vanità, il tuo nome è maschio!

In tutti e sette i film della Dietrich con von Sternberg, Marlene è una luce sorridente e diafana: un po’ assente, e dunque ironica, per eccesso d’intensità. Gli uomini – falene isteriche, indaffarate da quel loro niente impersonale che chiamano Affari Doveri Lavoro ecc. - pare non aspettino altro che questa luce discreta per precipitàrcisi goffamente addosso, e rovinarsi. - Ma la proiezione rovescia la dinamica: è lei che ha FATTO questa strage di galantuomini… Eccezione elegante, l’Adolphe Menju di Marocco (“Vedete? Io la amo…”) che l’accompagna fin nelle braccia del suo legionario senza mai una recriminazione.

 

La proiezione in psicanalisi indica lattribuire a un altro di un processo psichico proprio  e di per sé inaccettabile. Vedi Shangai Express (1932), dove il prete allarmato dalla presenza di Marlene sul treno, dice: “HA MANDATO in rovina parecchi uomini da quando è in Cina!...” – Lei non smentisce niente mai e così, istintivamente?, non si contamina.

 

Proprio in Shangai Express la dinamica è lampante proprio nel cuore stesso della storia d’amore tra Marlene e un inglese: Lui è un medico militare, per carattere una specie di Heathcliff (E. Brönte, Cime tempestose), e infatti lasciò Marlene per un vago e infondato sospetto di gelosia. Lei, poiché il sospetto stesso è catastrofe,  già allora subì senza ribattere. – Cinque anni dopo, sul treno, lei, che per quell’abbandono si è perduta, laconica glossa appena con un: “Si vede che era destino.”

 

A un certo punto, arriva un telegramma che il nostro Heathcliff in sedicesimo (perché le donne meravigliose si innamorano di uomini senza merito? Cosa vedono in loro? Quale saggezza li fa scegliere comunque?) sarcasticamente immagina subito che sia di uno dei nuovi amanti di Marlene. Lei glielo offre da leggere in silenzio; pentito e ammaliato, lui cade nel bluff. Lei allora gli mostra il telegramma, che è davvero di un uomo con cui ha una relazione: “Quando meritavo la tua fiducia, me l’hai negata; adesso che non la merito e non la voglio…”

 

Eppure è tutto dolcemente propedeutico per quell’uomo troppo compreso di sé: lei in fondo lo sta sempre educando a qualcosa verso cui è ancora cieco. E’ materna perché lo sceglie anche quando non  lo sceglie più.


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