"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 11, settembre 2005 

 


Marlene Dietrich: parole per la Musa

 

  1. Calma magica

 

 

 


- Lei è forse l’artista Lola Lola?

- E lei è della polizia?

- Lei sbaglia signorina, io sono il professore Emanuele Rath, insegnante al Ginnasio Civico!

- Allora impari a togliersi il cappello, quando entra nel mio camerino.

 (Angelo azzurro, 1930)

Da lei spesso li uomini irrompono, trafelati e contegnosi, con cose da dire concitate e ultimative. – Marlene si protegge, separata in una sua serenità anche malinconica: il mondo, infatti, è incorreggibile. Questa distanza istintiva e paziente, in apparenza passiva e invece esatta, ha la sua magia: con uno sguardo e una frase, disarma l’intruso e riduce al ridicolo l’attacco, quella volgarità tipica di galantuomini che sono venuti lì per mettere a posto una donna. – Lo sguardo sorridente e appena interrogante di Marlene ha chiari poteri stilnovistici: “chogne lingua deven tremando muta…”

 

La cosa è preziosa e rara, perché quasi mai la grazia ha una capacità d’evidenza e un giusto carisma verso una volgarità che di solito stracapisce appena se stessa. Invece con Marlene si ribalta subito il gioco, e diventa chiaro in un attimo che un uomo non è mai lì da lei perché abbia qualcosa d’urgente da dire o da fare ma, semplicemente, perché lì c’è lei. – A sue spese, Marlene ha imparato i due tempi del Maschile, quell’infantile trapasso dalla coda di pavone alla coda tra le gambe (e viceversa):

- Sapevo che sarebbe tornato… Da me tornano tutti.

(Angelo azzurro, 1930)

 


 torna a  

   torna su