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"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10 maggio 2005
Degas Danza Disegno di Paul Valéry |
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13. Mallarmé - Degas
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“Nulla somigliava meno al carattere duro e diretto sino alla brutalità di Degas del carattere voluto di Mallarmé. Mallarmé viveva per una certa idea: un’opera immaginativa assoluta, scopo supremo, giustificazione della sua esistenza, fine unico e unico pretesto dell’universo, abitava in lui. Egli aveva trasformato, ricostruito la sua vita esteriore, il suo atteggiamento nei riguardi degli altri e delle circostanze con lo scopo della preservazione ed edificazione sempre più precisa di quel pensiero essenziale, puro e sublime, a cui riportava tutti i valori. E’ probabile che gli uomini e le opere valessero ai suoi occhi e si classificassero secondo il sentimento più o meno netto che vi trovava di tale verità da lui scoperta. Insomma, egli doveva abolire mentalmente, ghigliottinare idealmente molte persone: e questo l’impegnava a mostrarsi con tutti d’una grazia, d’una pazienza, d’una cortesia veramente squisite, ad aprire la porta a chiunque, a rispondere nei termini più eleganti e sempre coi modi più nuovi a tutte le lettere... Egli stupiva con la sua prodigiosa raffinata civiltà e col suo sistema di riguardi universali, da cui talvolta era persino, e ingenuamente, urtato, ma di cui egli si era fatto una sfera di difesa impenetrabile, in cui la meraviglia del suo orgoglio rimaneva perfettamente sua, intatta, tesoro dell’intimità di quest’uomo con la propria singolarità” (Degas Danza Disegno). Mentre di Degas erano le “esecuzioni sommarie e sarcastiche”; questo anche nei confronti dello stesso Mallarmé, che per lui era un’opera (“opera smilza e ascosa”) “frutto d’una mite demenza” - “d’altronde, gli scritti di Mallarmé offrono grandi risorse ai burloni e ai canzonatori d’ogni grado. Su questo punto l’opinione di Degas era del tutto conforme a quella dei frequentatori del granaio di Goncourt, dove Mallarmé andava ogni tanto” (Ib.). |
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