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maggio 2005

NUMERO 10

 

Degas Danza Disegno 

di Paul Valéry


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Le verità ballerine

 

 

 

“Sii sottile... crudele... o più sottile!... Menti...

Ma sappi!...”

(P. Valéry, La giovane Parca)

 

“Bisogna falsificare e aggiungervi un tocco di natura”

(E. Degas, Scritti e testimonianze)

 

 

1. Che Valéry sia stato davvero il miglior lettore di se stesso? – Lo scaffale dei suoi libri (in Italia non frequentatissimo, tanto che molto di quanto è stato usato in questo numero è fuori commercio da tempo) in questi anni è cambiato drasticamente, e nel senso che immaginava lui:  l’Incompiuta sterminata dei suoi Quaderni ha spostato parecchio più in là non solo gli smilzi e levigati libretti poetici, ma anche i saggi compiuti, tanto ammirabili quanto - prima di tutto ai suoi occhi - provvisori… 

 

Chissà quante volte succederà ancora che l’officina appaia più essenziale dei manufatti che ne sono usciti, e il suo bric-à-brac e le sue suspense più intriganti. - Tra Zibaldoni e Frammenti, opere ricostruite per lacerti sparsi ed epistolari, siamo del resto abituati all’opera che non ha avuto bisogno di una Forma per riempirci di gioia: proprio per Valéry– come si vedrà anche qui - fin troppo. 

 

Perché la laboriosa menzogna di una forma compiuta, questa discontinuità definitiva, preziosa come un diamante nella terra,  è per lui - come per Degas - la questione dell’arte.

 

2. Degas, allora, perché Valéry ne sa fare il centro di tutto quanto è essenziale. Scabroso e solo, sarcastico e indifferente, l’artista che in Degas Danza Disegno si conosce è un uomo spigoloso e definitivo. Virtuoso della crudeltà anatomica,  artista di una misoginia sistematica. - Eppure si rischia ormai di guardarlo come un decoratore di calendari e di scatolette: come per la rivoluzione filologica in musica, che qualche decennio fa diede suoni nuovamente secchi e scabri a Bach e Mozart,  anche qui tornano ad essere nette le dissonanze, gli urti, le audacie.

 

Le immagini di questo numero sono di fc

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