"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10, maggio 2005                                         


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 


 

 

18. Leonardo e l'Ultima Cena

 

 

 

 


 

“...la tendenza che è in lui, a non desistere dall’indagare…”

(P. Valéry, Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci, in Varietà)

 

“Cos’è più lontano d noi della sconcertante ambizione di un Leonardo, che considerando la pittura come fine supremo o suprema dimostrazione di conoscenza, pensava che comportasse l’acquisizione dell’onniscienza, e non indietreggiava dinanzi a un’analisi generale la cui profondità e precisione ci confondono?” 

(P. Valéry, Scritti sull’arte)

 

 

C’è una pagina del Bandello in cui Leonardo a Milano,  tanto per cambiare, è misterioso e molto à la Valéry. Sembra il pittore zen che piacque a Calvino nelle Lezioni Americane: ai frati, che attendevano la fine del gran lavoro per il loro refettorio, parve infatti sempre del tutto strano il suo alternare giorni febbrili a pause abnormi di pura contemplazione: “se ne sarebbe poi stato due, tre e quattro dì che non v’avrebbe messa mano, e tuttavia dimorava talora una e due ore del giorno, e solamente contemplava.”

Oppure, lasciando di colpo l’interminabile cavallo di Francesco Sforza, se ne veniva “dritto a le Grazie, ed asceso sul ponte pigliar il pennello ed una o due pennellate dar ad una di quelle figure, e di subito partirsi e andar altrove”. Chissà dove.

“Forse i padri sanno dipingere?”, pare abbia obiettato al Moro che gliene chiese conto. Il punto doveva essere proprio questo: per i reverendi padri, il pittore era ancora un “meccanico” dalle costanze certe, mentre “fu ambizione di uomini come Leonardo dimostrare che la pittura è un’arte liberale” (E. Gombrich), giudicabile solo per bellezza e verità.

In quel tempo breve che riconobbe al volo tutti i suoi geni, di Leonardo almeno il virtuosismo incomparabile fu subito accertato, e proprio  lUltima Cena stupì moltissimo per la “incredibile diligenza” (G. Vasari)

Ma  ci mancherebbe che almeno Vasari non vada più in là: “dovunque lo animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute”, il che trasferisce in pittura l’aurea definizione della Grazia del Castiglione (che citò Leonardo tra gli “eccellentissimi”).

“Unico artista-filosofo” (K. Jaspers), Leonardo – scrittore di enorme talento - chiarì quanto serve nei suoi meravigliosi frammenti. Scienza e Bellezza sono nomi della sola verità. E, tra le scienze, la pittura è la “più utile” perché, invece di parole, dà le cose come sono “realmente fuori dell’occhio”.

 


 

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