"Il Compagno segreto" - Lunario letterario. Numero 10, maggio 2005                    


Ogni scrittore, come ogni persona, ha le sue stelle d’orientamento, e a sua volta è stella (danzante?) per altri. 

Proviamo a segnalarne qualcuna

 

Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 


 

 

12. Stein su Picasso

 

 

 


 

“Con la sua sensibilità e tenerezza e debolezza, che gli fanno sempre desiderare di partecipare alle cose vedute da tutti, è continuamente tentato, come solo un santo può essere tentato, di vedere le cose come non le vede. E’ accaduto molte volte in vita sua...” (G. Stein  Picasso).

Libretto di novanta pagine di Gertrude Stein su Picasso, pubblicato la prima volta nel 1938. Scrittura sobria e testarda, quasi automatica, errabonda com’americana a Parigi tentata dalla scioltezza del parlato. I pensieri fieri  narrano il grande genio spagnolo celando l’autrice dietro colori, corpi e cubi.  Sentito profumo d’affetto profondo e prodigo per il grande artista geniale.

SPAGNA. “...Al di sopra di tutto era sempre e solo la Spagna” 

G. Stein guida alla scoperta della magistrale varietà artistica di Picasso e alla ricerca, come pirati, dei tesori saraceni custoditi nella sua culla spagnola: “...Dentro aveva sempre la Spagna; di questa non può liberarsi perché la Spagna è lui, è lui stesso”.

Il suo côté spagnolo non è banalmente esotico, Picasso odora l’Oriente senz’ imitarlo e da questa naturalezza orientale viene l’intimità con la calligrafia, la scultura russa,  l’arte africana, IL CUBISMO

IL CORPO. “...Spagnolo com’è, ha sempre saputo che lo interessano solo le persone”

La testa, la faccia, il corpo umano sono le cose che vede Picasso.  Tale è la  lotta per scolpire l’uomo ch’è dimentico di ciò che non vede (“...Picasso conosce le facce come un bambino...”). 

La sua arte rappresenta cose che sono quando uno le vede senza ricordare d’averle guardate (“...Quando vedeva un occhio, l’altro non esisteva...”). 

E’ un pittore ignaro, un pittore ignaro spagnolo, un pittore ignaro spagnolo sedotto dalla Francia, un pittore ignaro spagnolo sedotto dalla Francia, solo,  nella sua lotta di essere vero artista a se stesso senza farsi strattonare da vedutisti o tecnicisti déjà vus, non cubisti.

NOVECENTO. “...Picasso una volta disse che chi crea una cosa è costretto a farla brutta... Amava dire, a quel tempo, e anche in seguito lo ripeteva spesso, che c’è così poca gente che capisce, e dopo, quando tutti ti ammirano, continuano a essere pochi a capire, pochi come prima...”.

Picasso sente che le cose vedute sono cambiate.  Sono le cose vedute a fare una generazione. Sente che deve svuotarsi delle cose nuove vedute. In questo il passato non può aiutarlo, il presente s’assenta  o lo strattona altrove. In  Picasso il Novecento preme  mentre Les Demoiselles d’Avignon fanno quasi piangere chi ha creduto in lui.   E il Novecento è un secolo dove tutto si rompe, è un secolo che non conserva, secolo imprudente. 


 

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