"Il Compagno segreto" - Lunario letterario.Numero 10, maggio 2005 

 


Degas Danza Disegno di Paul Valéry

 

11.  Cogito (troppo)

 

 

 


“La verità è informe.” 

(Scritti sull’Arte)

 

“Bisogna entrare in se stessi armati fino ai denti.” 

(Monsieur Teste)

 

Per ogni sistema formale di regole ed assiomi è possibile arrivare a proposizioni indecidibili, usando gli assiomi dello stesso sistema formale,” 

(Teorema di incompletezza di Gödel).

 

“Vita Cartesii est simplicissima…”, dice l’’esergo, chissà quanto innocente e quanto sarcastico, della Serata con Signor Teste. E ognuno a sua spese avrà pur imparato che il massimo del pericolo, a fare il pensatore di Rodin dalla mattina alla sera, è perdersi nel bicchier d’acqua dei propri neppure amletici dilemmi. Senza comunque né morti né feriti.

 

Valéry dedicò forze essenziali della sua vita al “rifacimento” perenne del suo pensiero (Quaderni, vol. III). E proprio gli impagabili Quaderni sono a loro modo il diario d’un percorso tra vizi e virtù del pensar ozioso, sempre all’erta per schivarne malìe e chimere.

Ora il punto, come nel Wittgenstein del Tractatus, o come per lo stesso teorema di Gödel, è che anche qui l’àncora di salvezza è sempre fuori del pensiero:

“Il pensiero è serio soltanto grazie al corpo. E’ l’apparizione del corpo a conferirgli il suo peso, la sua forza, le sue conseguenze e i suoi effetti definitivi.

«L’anima» senza corpo saprebbe fare soltanto giochi di parole e «teorie» (Ib.).

 

Tanto più che di quei giochi e di quelle teorie, il pensiero stesso, per quanto meta-attrezzato di logica e psicologia, mai saprà l’essenza: da dove vengono, infatti, i pensieri? - Poiché “anche quando chiede, la mente è risposta” (Ib.), quale sarà la domanda? - “Non c’è niente che non sia provocato – L’essere vivente non è che risposte” (Ib.) - Risalire alle domande sarà allora, oltre che una fatica di Sisifo, “innaturale”!?

 

Intanto, e sembra di leggere sia il Pareto teorico dei residui che, anche se non amato da Valéry, Freud, è certo che “i bisogni latenti sono ancor più profondi dei pensieri riposti. I bisogni costanti più potenti di tutti i propositi” (Ib.).

Ego

Più vado avanti, più considero religiosamente tutto ciò che è fisiologico, e soprattutto ciò che impegna la sensibilità.

Noi facciamo un uso stolto di potenze sacre.

Di sporco non ci sono che gli spiriti, caro il mio spiritualista!…

(Quaderni, vol. III).

 

Poiché del resto “La nostra mente è costituita da un disordine, più un bisogno di ordine” (Ib.) e poiché “la confusione è il percorso più corto” che la mente sceglie sempre se abbandonata alla sua entropia, per uscire dalle ambasce stagnanti degli asini di Buridano, sarà meglio fare qualcosa…!

 

E dunque: “Io…creo. Traggo d me ciò che non sapevo di contenere” (L’idea fissa): ciò che non avrei mai saputo se non l’avessi non pensato ma fatto!

 

 

Mica però ce la caviamo con un panegirico dell’azione pura… siamo mica a fare qui i romanticoni come se ci bastasse pascolare tra lerba di Fichte e quella di Gentile! - La dinamica infatti è circolare, perché se il fare – non lo sperava Macbeth? – taglia la testa a un bel fascio di angosciosi se e ma, ne fa nascere a sua volta di ben più gravi! – Nessun attimo sarà così bello da fermare i pensieri: sempre dai fatti si sborda; sempre “l’uomo è più generale della sua vita e dei suoi atti. E’ come se fosse previsto per più eventualità di quante non ne possa conoscere (Quaderni, vol. IV).

Per definire il possibile, che ogni situazione data fa scaturire da un Io vivente come un ventaglio di luci da un punto solo, Valéry inventa il concetto di Implesso: “Io chiamo Implesso l’insieme di tutto ciò che una qualsiasi circostanza può trarre da noi (Ib.). – Una scelta, una de-cisione, precipiterà nel reale sempre solo una parte del possibile: questa non solo sarà forse minima, ma niente potrà mai garantire che sia poi davvero quella essenziale. 

Ogni decisione è, alla lettera s-pensierata, perché “Volere equivale a non tener conto di tutte le cose(Ib.).

 

La coscienza, che sul mare dell’essere deve pur aiutarci a galleggiare, non sarà allora una tetragona sostanza, padrona semplice dell’uomo, come proprio per il “semplicissimo” Cartesio, ma un “grado”: “il grado di nitidezza e di separazione fra un ascoltatore e un parlante” (Ib.): il fatto capitale, “il più enorme di tutti”, è che “noi giudichiamo i nostri giudizi. Ma ora di più, ora di meno – ci sono dunque dei gradi. E ora in rapporto a una data idea, ora in rapporto a un’altra. Questa critica continua, di intensità variabile, variabile nei principi – Talvolta esplicita, talvolta implicita. - La differenza fra Me e la mia Idea è una percezione variabile, - e capitale” (Ib.).

Il tutto mentre il mondo corre la sua corsa, più e meno veloce del pensiero. – L’uomo, grazie all’intelligenza, è diventato sempre più potente; “l’intelligenza ha trasformato il mondo e il mondo la ricambia largamente. Essa ha condotto l’uomo là dove non sapeva andare” (Sguardi sul mondo attuale)  

 

Ogni volta, si dovrà tornare ad affidarsi all’informe per ritrovare la forma” (Quaderni, vol. III).


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