«Comprai qualche volume di Shakespeare, edizione inglese a 30
soldi l’uno, li leggevo alle Tuileries e spesso abbassavo il libro
per pensare a Métilde.»
(Ricordi d’egotismo, 1893)
«Credo che ormai bisogna scrivere tragedie per noi, giovani
dell’anno di grazia 1823, gente a cui piace ragionare, seria e
invidiosetta.»
(Racine e Shakespeare, 1823)
«L’effetto di un’idea politica in un’opera letteraria è come un
colpo di pistola nel bel mezzo di un concerto»
(Racine e Shakespeare, 1825)
«Perché a vent’anni, checché se ne dica, vogliono divertirsi e non
ragionare (e fanno bene).»
(Racine e Shakespeare, 1823)
«Lo spettatore, se non è un pedante, si interessa unicamente ai
fatti e allo sviluppo delle passioni che gli vengono presentate.
Nella testa dei Parigini che applaudono Iphigénie en Aulide,
e in quella degli Scozzesi che ammirano la storia dei loro antichi
sovrani, Macbeth e Duncan, accade esattamente la stessa cosa. La
sola differenza è che i Parigini, figli di papà, hanno preso
l’abitudine di prendere in giro quegli altri.»
(Racine e Shakespeare, 1823)
Racine
«se vivesse oggi, e con il coraggio di
seguire le nuove regole, farebbe una tragedia cento volte migliore
di Iphigénie: invece di suscitare soltanto ammirazione,
sentimento un po’ freddo, farebbe scorrere fiumi di lacrime.»
(Racine e Shakespeare, 1823)
Ma per provare i sentimenti legati a una illusione così perfetta
«bisogna non avere quarant’anni»
(Racine e Shakespeare, 1823) |
|
«Come convincere un letterato di cinquant’anni, che ammira la
naturalezza di Zamore, in Alzire [tragedia di Voltaire],
che il Macbeth di Shakespeare è un capolavoro dello spirito
umano?»
(Racine e Shakespeare, 1825)
«Imitare oggi Sofocle ed Euripide, e pretendere che queste
imitazioni non facciano sbadigliare i Francesi dei nostri giorni,
è classicismo.»
(Racine e Shakespeare, 1823)
«Ci sono dei classicisti che si chiudono a doppia mandata per
leggere Omero in francese, dato che non conoscono il greco»
(Racine e Shakespeare, 1825)
«Ecco tutto il segreto del vostro risentimento contro Shakespeare:
che ne sarebbe delle vostre tragedie il giorno in cui verranno
rappresentati Macbeth e Otello, tradotti da Madame
Belloc [Louise Swanton Belloc, di origine irlandese, traduttrice,
autrice di un Lord Byron per il quale Stendhal aveva
fornito alcuni particolari]? Racine e Corneille, in nome dei quali
parlate, non hanno nulla da temere da questo confronto; ma voi?»
(Racine e Shakespeare, 1825)
«Non appena ficcate la politica in un’opera letteraria, appare
qualcosa di odioso, e quindi l’odio impotente. Ora,
quando sarete in preda all’odio impotente, questa fatale malattia
del nostro secolo, non sarete certo in grado di ridere, d’una cosa
qualsiasi.»
(Racine e Shakespeare, 1825)
«L’effetto di un’idea politica in un’opera letteraria è come un
colpo di pistola nel bel mezzo di un concerto»
(Racine e Shakespeare, 1825)
|